La Libreria Bourlot nei ricordi del presidente Einaudi
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 01/01/1948
La Libreria Bourlot nei ricordi del presidente Einaudi
Un secolo di libreria (1848-1948), Torino, Tipografia Torinese, 1948, pp. 13-16
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Il mio primo acquisto, presso la Libreria Bourlot è di poco posteriore all’epoca ormai remota nella quale a Torino gli studenti compravano libri usati di scuola e qualche volta pubblicazioni di cultura presso un libraio Risso ed altri, i quali si erano installati sotto i portici della Università in via Po con alte scaffalature che salivano quasi sino alla volta ed invitavano studenti e studiosi a frugare tra libri e commentarli sulla soglia del nostro bel cortile.
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Quegli scaffali furono fatti scomparire quando i portici esterni del palazzo universitario furono ridotti, suscitando qualche rimpianto presso gli assidui loro frequentatori, a maggior decoro dal rettore Chironi. Scomparvero anche, quando fu riordinato l’accesso al teatro Regio, le bacheche collocate sotto i portici di piazza Castello tra via della Zecca e l’angolo adesso aperto al passaggio della tranvia verso la parte bassa del giardino reale, oggi diventato giardino comunale.
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Sfrattati di lì, gli studenti cominciarono ad arrivare sino a piazza San Carlo ed a familiarizzarsi con le bacheche di Bourlot, assai meno eleganti allora di quel che non siano oggi, e con quelle di un meno noto libraio che stava all’altro angolo dei portici di piazza San Carlo verso via Alfieri. Dalla vedova di quest’ultimo mi accadde di acquistare poi la collezione completa del Politecnico di Carlo Cattaneo, che fu un grande avvenimento per me. Ma assai prima, ritengo nel 1894 o ’95, dopo avervi fatto l’amore per qualche tempo, portai via dagli scaffali di Bourlot la collezione completa dei 50 volumi dei Classici italiani di economia politica del barone Custodi. Quelle 25 lire che spesi in quel giorno parvero allora una gran somma a me che ero abituato ad acquistare nel negozio al pianterreno del palazzo del seminario, del libraio Sarasino – noto per le sue pubblicazioni su porcellane e ceramiche e cose affini sotto il nome di L. De Mauri e finito, dopo assai peregrinazioni in diverse parti del mondo, dopo l’altra guerra libraio antiquario privato in Milano – opuscoli non privi di pregio al prezzo di 5 e 10 centesimi l’uno; e conservo ancora qualcuno di quegli opuscoli con su scritto di pugno del Sarasino prezzi che oggi paiono inverosimili.
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Quelle 25 lire mi rimasero sullo stomaco per parecchio tempo, traendo tuttavia conforto dal pensiero che, se i volumi del Custodi mi erano costati 50 centesimi l’uno, i volumi gialli della Biblioteca nazionale del Le Monnier non si potevano avere, se in buono stato, a meno di una lira l’uno.
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Quei 50 volumi del Custodi, insieme con le cinque serie della Biblioteca dell’economista (di cui le prime due serie mi erano state regalate durante il secondo anno di università dalla marchesa Lovera Di Maria, colta signora, già dama d’onore della regina Margherita e dimorante in Dogliani, dove suo marito era poco innanzi morto sindaco) costituirono il nucleo iniziale e fondamentale della mia biblioteca economica.
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Ricordo, tra gli acquisti di lungo metraggio, anche la serie completa degli Annuaire d’économie politique dal 1832 fin verso il 1896, che, per essere in 24mo, pongono problemi di collocazione non agevoli quando la scaffalatura non è adatta alle «minime».
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Tre generazioni di Bourlot sono passate da allora in poi nei locali, dove il nonno in fondo al cortile di piazza S. Carlo accoglieva cortesemente i clienti, e dei quali è memorabile per la sapiente utilizzazione una scaletta, ridotta a scaffale anch’essa, la quale portava al magazzino di sopra. Il figlio e il nipote sono passati poi a più comodi locali laterali; ma le loro stanze seguitano ad essere ritrovo di studiosi, collezionisti e curiosi.
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Da cinquant’anni e più sono dunque un fedele cliente della casa Bourlot ed un lettore dei suoi cataloghi, dei quali purtroppo non posseggo se non parte dei 270 sinora pubblicati; ed assai mi duole che, per ritrovarli, insieme con tanti altri, dovrò far eseguire non pochi scavi in mezzo alla suppellettile libraria rimasta ammucchiata negli scantinati di via La Marmora in Torino. Ma sempre ho formulato l’augurio e l’invito che qualche giovane volenteroso, utilizzando il materiale raccolto nei cataloghi di antiquariato, indaghi la storia delle variazioni dei prezzi dei libri caduti nel commercio antiquario negli ultimi cento anni. Sarebbe un contributo assai importante per la storia dei prezzi di una merce non ordinaria, indice delle mutazioni delle correnti di cultura, dei gusti e delle possibilità economiche dei ceti sociali amanti dei libri. Insieme con talun catalogo memorando del decennio 1880-1890 dell’antiquaria Loescher-Clausen, con quelli di Casanova e con i più recenti della libreria Pregliasco, la raccolta dei cataloghi Bourlot fornirebbe la materia di un bel capitolo storico sulla cultura piemontese. Ma chi fa raccolta di cataloghi i quali non siano d’arte e non contengano preziose tavole? Ne possedeva una ricchissima l’indimenticabile Vincenzo Armando, la cui figura sembrava parte viva inseparabile delle alte stanze e delle scalette e stanzette e corridoi della Accademia delle Scienze; e di qualche frammento di essa l’amico e maestro dei bibliofili mi fece dono. Chi avrà l’abnegazione di fare uno studio sistematico, anche dal punto di vista della storia dei prezzi, di quel materiale? Sarebbe uno studio singolare, forse sovratutto per una caratteristica di quei prezzi di non riferirsi a beni fungibili. Tutti gli esemplari di un libro nuovo, se stampati su carta, tipi e formato uguali debbono, perché uguali l’uno all’altro, avere lo stesso prezzo sul mercato. Ma appena una copia passa nel mercato antiquario, eccola divenuta diversa da ogni altra copia per le manipolazioni alle quali fu inevitabilmente prima soggetta. Bourlot nei suoi ultimi cataloghi fornisce al lettore indicazioni sempre più precise sullo stato degli esemplari di libri da lui offerti. Quanto più le indicazioni sulla paginatura, formato, altezza e larghezza in cm., legatura, stato della carta, macchie, tracce d’uso ecc. ecc. diventeranno precise ed abbondanti, tanto più diventerà fruttuosa la fatica di quell’economista-bibliofilo che mi compiaccio immaginare inteso alla fatica di compilare migliaia di schede, predisposte a fini di calcoli statistico-economici, tratte dai cataloghi della illustre casa che oggi celebra il suo centenario.