Una buona tendenza
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 31/01/1901
Una buona tendenza
«La Stampa», 31 gennaio 1901
Sono note ai nostri lettori le conclusioni accolte dalla Giunta del bilancio intorno ai premi alla marina mercantile, le quali si riassumono nella abolizione, per l’avvenire, dei premi e nella concessione della entrata in franchigia dei materiali in ferro ed in acciaio adoperati nei cantieri navali.
Noi che a queste proposte ci siamo ripetutamente dichiarati favorevoli, se plaudiamo alla maggioranza della Giunta, la quale coraggiosamente ha adottato una soluzione radicale e definitiva del grave problema, tanto più ce ne compiacciamo, in quanto la proposta fatta dalla Giunta corrisponde ad un concetto che qui ripetutamente abbiamo svolto: non essere possibile cioè di procedere ad una radicale riforma tributaria se prima non si fanno tutte quelle economie nelle pubbliche spese che sono possibili senza scapito del buon andamento della cosa pubblica.
A molti sembra un’eresia l’affermare che si possono, senza danno dei pubblici servizi, fare economie nel bilancio dello Stato. Si afferma che le spese sono oramai già ridotte al minimo, che nulla è possibile di sopprimere e che perciò ogni sgravio di imposte ci ricaccerebbe nel disavanzo, dal quale siamo a gran fatica usciti.
Orbene, oggi l’on. De Martino, relatore della maggioranza della Giunta del bilancio, afferma che si possono fare nell’anno prossimo sei milioni di economie, che diverranno otto fra quindici anni e dieci fra sedici anni; e ciò senza danneggiare affatto l’industria navale, né togliere, se non pochissimo, ai lauti benefizi dell’industria metallurgica.
E la relazione aggiunge un augurio: «L’Italia, con i sei milioni che risparmierà ogni anno dai compensi di costruzione e dai premi di navigazione, e con quelli che una accurata indagine sopra molte spese pubbliche potrà trovare in altri rami dell’Amministrazione dello Stato, compia l’opera più civile e più feconda del nuovo regno: migliorare la sorte di tanti milioni di contadini e operai che sopportano, in una proporzione assai maggiore degli altri, l’alto prezzo della vita!»
Ottimo augurio, a cui dovrebbero seguire prontamente i fatti. Cercando, ben altri milioni si troverebbero di spese superflue che potrebbero essere abolite, con quanto vantaggio per il prezzo del grano, del sale e per le quote minime delle imposte dirette, non vi e` bisogno di dire.