L’Italia e i trattati di commercio – V
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 01/12/1902
L’Italia e i trattati di commercio – V
«Critica Sociale», 1 dicembre 1902, pp. 360-362
III
Il sistema doganale e le industrie manufattrici
(Continuazione)
4
Industria della seta
Questa è la principalissima industria italiana. Fiorente fin dai più remoti tempi, nel 1890, secondo i dati della statistica industriale, essa occupava 172.356 operai, dei quali addetti
alla trattura | 99.931 |
alla torcitura | 49.286 |
alla cardatura e filatura dei cascami | 3.465 |
alla tessitura | 20.214 |
Sempre nel 1890, la trattura era esercitata in 1401 opifici, che ponevano in attività 54.588 bacinelle, delle quali 48.956 a vapore e 5632 a fuoco diretto. La forza motrice impiegata nella trattura ascendeva a 9797 cavalli dinamici, dei quali 9064 a vapore e 733 idraulici. La torcitura era esercitata in 487 opifici, alcuni dei quali sono quelli stessi dove si esercita la trattura e vi erano in attività 1.501.137 fusi. La forza motrice ascendeva a 3546 cavalli dinamici, dei quali 1032 a vapore. La cardatura e filatura dei cascami era esercitata da 17 opifici, con 33.712 fusi attivi e 339 macchine cardatrici: la forza motrice era di 2095 cavalli, di cui 635 a vapore. La tessitura finalmente occupava 179 opifici, con 14.949 telai, di cui 2535 meccanici, 10.823 semplici a mano, e 1591 Jacquard, con una forza motrice di 982 cavalli, di cui 887 a vapore.
Da quell’epoca, l’industria della seta ha fatto progressi potenti. Basta a quest’uopo osservare la statistica della Lombardia, che è di gran lunga la più forte regione nella lavorazione della seta. La tessitura specialmente ha fatto progressi da gigante.
La ragione della lenta sostituzione del telaio meccanico a quello mano risiede innanzi tutto nel fatto che l’industria della seta è esercitata ancora in piccoli stabilimenti, disseminati nelle campagne, e retti dagli stessi contadini, i quali prendono lavoro a compito dagli imprenditori della città. Molto estesa è pure l’industria casalinga, esercitata dagli stessi contadini allevatori di bozzoli con telai primitivi, i quali rendono meno, ma costano immensamente meno agli imprenditori, che per la concorrenza del lavoro della campagna hanno modo di mantenere depressi al minimo i salari degli operai di città. La storia di queste lotte fra capitalisti e salariati è bene descritta in un opuscolo del prof. Tombesi: L’evoluzione di una industria italiana. (La tessitura serica a Como).
Ma oltre ai progressi industriali, sono assai considerevoli quelli commerciali compiuti dagli industriali serici. I quali, allargando i loro mercati di vendita nell’America del Nord e nella Meridionale, e comprando direttamente la materia prima sui mercati asiatici, sono riusciti a fare dell’Italia il centro del mercato internazionale della seta.
Infatti l’Italia è in Europa la prima e principale produttrice ed esportatrice di sete greggie, come appare dal seguente quadro del 1897 dato dalla Union des marchands de soie di Lione:
Produzione nel 1897 di sete greggie nei principali paesi.
Italia | Kg. 2.916.000 |
Francia | ” 620.000 |
Austria | ” 231.000 |
Spagna | ” 73.000 |
Inoltre, un altro dato sicuro che prova l’incremento dell’industria è l’aumento della materia prima, i bozzoli, a disposizione di essa. La produzione interna è leggermente aumentata negli ultimi anni. Ma, quello che importa, la esportazione dei bozzoli è quasi stazionaria, mentre l’importazione netta, da meno di Kg. 160.000 in media annua prima del 1889, salta poi nel decennio posteriore a una media annua di 1.246.000 Kg. a peso
secco.
Come si vede dunque, l’industria della seta è veramente naturale nel paese nostro e si è sviluppata per virtù propria. È per questo che, salvo qualche eccezione pei generi di lavorazione più fine, gli industriali in questo ramo non chiesero aiuto alla protezione.
Prima della riforma del 1878 i tessuti di seta pura e di seta mista, con seta in quantità non inferiore a 12% pagavano il dazio unico di L. 3 il chilogramma. La tariffa del 1878, temperata dalle concessioni fatte alla Francia col trattato 3 novembre 1881, portò le seguenti modificazioni al vecchio regime:
Dazi per chilog. | Dazio generale | Dazio convenzionale |
Velluti di seta | L. 8 – | L. 650 |
Tessuti: |
|
|
a) di seta nera e lustrini | ” 5 – | ” 4 – |
b) di seta non nominati | ” 6 – | ” 475 |
c) di filusella | ” 5 – | ” 4 – |
d) di seta e di filusella misti di altre materie, nei quali la seta o la filusella di qualsiasi specie e colore eccedano il 12 fino al 50% | ” 3 – | ” 250 |
Tessuti ordinari di cascami, ecc. | ” 2 – | ” 2 – |
I galloni, i nastri, le coperte le maglie e i passamani di seta e di filusella, durante il regime daziario cessato coll’1 marzo 1888, erano soggetti al dazio generale dei rispettivi tessuti.
Questa condizione di cose venne notevolmente modificata, per consiglio e proposta della Commissione d’inchiesta doganale, con la tariffa del 14 luglio 1887. Al dazio unico convenzionale di L. 6,50 per i velluti di seta pura, furono sostituiti i due dazi di L. 9 per i lisci, e di L. 12 per gli operati (al chilogramma); e per i velluti misti, con seta in quantità da 12 a 50% che, col precedente regime, erano equiparati a tessuti misti e quindi assoggettati al dazio convenzionale di L. 2,50, furono adottati i due dazi di L. 7 e di L. 10 il chilogrammo, distinguendo i lisci dagli operati. Rispetto ai tessuti, venne abbandonata nella tariffa nuova, la distinzione fra i tessuti di seta e quelli di filusella, allo scopo di rendere più facile e meno controverse le operazioni di gabellamento. I tessuti di seta pura neri vennero tenuti distinti dai colorati e si aggiunse una classe nuova pei graticolati lisci da quelli operati; e la voce unica della vecchia tariffa riguardante i tessuti misti, in cui la seta o la filusella entrano per non meno di 12 e non più di 50%, fu sostituita da quattro voci, due pei neri e due pei colorati. Finalmente, abbandonando la distinzione specifica riguardante gli stoppolini, furono aggiunte due nuovi voci per i tessuti ordinari di cascami di seta, il cui peso eccede 200 gr. per metro quadrato e in cui i cascami di seta entrano in misura di non meno del 12%. Ne risultò la seguente tabella:
I. Tessuti di seta nera o di filusella: | |
a) neri: 1 lisci | il Kg. L. 7 – |
2 operati | ” ” 10 – |
b) colorati: 1 lisci | ” ” 8 – |
2 operati | ” ” 11 – |
c) graticolati: 1 lisci | ” ” 10 – |
2 operati | ” ” 13 – |
II. Tessuti misti in cui la seta o la filusella entrano nella misura di non meno di 12 e non più di 50%. | |
a) neri: 1 lisci | il Kg. L. 4 – |
2 operati | ” ” 7 – |
b) colorati: 1 lisci | ” ” 5 – |
2 operati | ” ” 8 – |
III. Tessuti ordinari di cascami di seta, il cui peso eccede 200 gr. per mq. e in cui i cascami di seta entrano in misura non minore di 12%: | |
a) lisci | il Kg. L. 250 |
b) operati | ” ” 450 |
Infine, per i tessuti di cotone misti a seta in misura minore di 12% che prima pagavano il dazio proprio dei tessuti di solo cotone, fu accolto un trattamento speciale, favorevolissimo ai fabbricanti. Questi tessuti furono assoggettati al dazio generale riguardante i tessuti di cotone, aumentando di 40 lire il quintale. Se si pensa che la materia prima, la seta tratta o torta, non è soggetta a dazio, mentre lo è il filato di cotone, si comprende che le L. 40 rappresentano la nuova difesa speciale consentita alla lavorazione di questi tessuti misti. Se poi si guarda alla differenza fra il regime in vigore del 1887 e il vecchio regime daziario, si nota che ben più grande fu il miglioramento ottenuto da questa industria:
Tessuti di cotone misti a seta in misura inferiore a 12% | ||
Peso | Numero di fili per ogni 100 mq di 5 millimetri nel quadrato del 1878 | Aumento effettivo del dazio per quint. rispetto alla tariffa di lato |
27 o meno | 45 | 65 |
13 Kg. o più ³ più di 27 | 50 | 70 |
Tinti { 7 kg. o più ³ 27 o meno | 58 | 78 |
meno di 13 più di 27 | 65 | 85 |
meno di 7 Kg. ³ 27 o meno | 70 | 90 |
più di 27 | 70 | 90 |
27 o meno | 56 | 76 |
13 Kg. o più | 62 | 82 |
Stampati { 7 Kg. o più e ³ 27 o meno | 71,60 | 91,60 |
meno di 13 ³ più di 27 | 80 | 100 |
27 o meno | 86 | 106 |
{ meno di 7 Kg. | 86 | 106 |
Come si vede, la nostra tariffa proteggeva i generi più elevati di lavorazione, i tessuti, per cui l’industria paesana si trovava in condizioni di inferiorità, causa specialmente la scarsezza di capitale, che impediva la trasformazione in grande industria, coi telai meccanici. Gli altri generi inferiori di lavorazione non ebbero invece aiuto di sorta. Quindi la tariffa del 1887 dichiarò esente da dazio la seta tratta e buona parte dei cascami di seta. Anzi, sulla seta tratta semplice addoppiata o torta greggia, e su alcune categorie di cascami, pose un dazio di uscita.
Quindi si verificò realmente l’esattezza del principio di Stuart Mill, sulla opportunità di proteggere per un certo periodo certe industrie, quando si trovino in inferiorità per transitorie ragioni, indipendenti dalla natura intrinseca di esse. Difatti non vi era ragione alcuna perché la tessitura della seta non avesse da prosperare in Italia. Già abbiamo accennato al progresso compiuto dal 1890 in poi dai nostri tessitori. Le cifre del commercio generale corroborano in modo eloquente la dimostrazione, facendo risaltare come diminuì l’importazione dei tessuti e come questa fu dovuta non già a diminuito consumo interno, ma alla maggiore produzione interna.
Difatti, confrontando l’importazione media annuale nei trienni 1879-81, 1884-86, 1888-90, abbiamo:
(Unità = 1 Kg.) | Triennio 1879-81 | 1884-86 | 1888-90 |
Velluti e tessuti di seta pura compresi i nastri | 113.189 | 125.467 | 83.491 |
Velluti e tessuti misti, compresi i nastri | 143.785 | 221.765 | 137.743 |
Però bisogna tener presente che la rottura delle relazioni con la Francia nel 1887, colpendo gravissimamente l’industria serica, agisce come elemento perturbatore su queste cifre. Prendiamo allora, come miglior dimostrazione, le cifre della importazione nel 1886 e nel 1890, anno in cui fu abolita la tariffa differenziale di guerra con la Francia:
Importazione nel 1886.
Velluti di seta (esclusi i misti) | Kg. 26.393 |
Tessuti di seta nera o lustrini (compresi i nastri di seta pura) | ” 41.810 |
Tessuti non nominati (idem) | ” 45.557 |
” di filusella (idem) | ” 17.216 |
Tessuti misti (compresi i velluti misti e i nastri misti) | ” 262.958 |
Tessuti ordinari di cascami | ” 2.689 |
| |
Totale | Kg. 396.613 |
Importazione nel 1890.
Velluti di seta (esclusi i misti) | Kg. 26.393 |
Tessuti di seta nera o lustrini (compresi i nastri di seta pura) | ” 41.810 |
Velluti e felpe di seta lisci | Kg. 10.405 |
” ” ” operati | ” 1.752 |
Tessuti di seta o di filusello neri lisci | ” 4.423 |
” ” ” ” operati | ” 3.120 |
” ” ” colorati lisci | ” 23.183 |
” ” ” ” operati | ” 12.539 |
” ” ” graticolati lisci | ” 3.104 |
” ” ” ” operati | ” 1.082 |
Nastri e galloni di seta pura | ” 12.000 |
Velluti misti | ” 36.968 |
Tessuti misti neri | ” 10.991 |
” ” colorati | ” 46.941 |
Nastri e galloni di seta misti | ” 24.041 |
Tessuti ordinari di cascami | ” 694 |
Totale | Kg. 191.243 |
I nostri industriali quindi accolsero la protezione come un incoraggiamento e se ne valsero sapientemente per perfezionare la produzione, crearsi una maestranza ed estendere le relazioni commerciali.
(Continua)
ATTILIO CABIATI e LUIGI EINAUDI