L’iniziativa del Re per un Istituto internazionale di Agricoltura
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 11/02/1905
L’iniziativa del Re per un Istituto internazionale di Agricoltura
«Corriere della sera», 11 febbraio 1905
La lettera con la quale il Re d’Italia comunicava al presidente del Consiglio il proposito di fondare in Roma un grande Istituto internazionale in difesa dell’agricoltura è veramente un documento dove la modernità di vedute si sposa alla concezione precisa di alcuni dei bisogni più recenti dell’agricoltura mondiale. Il re ha voluto nella sua lettera far risalire ad un cittadino americano il merito di questa grandiosa iniziativa; e in verità da niuno meglio che da un cittadino degli Stati Uniti si poteva mettere in chiaro la benefica influenza che un Istituto centrale può esercitare sulla agricoltura del suo paese. Noi siamo abituati in Italia a lamentarci delle terre vergini e della fertilità inesausta del suolo d’America, come se da questi fattori soltanto dipendesse la concorrenza terribile che ai prodotti agrari nostri fanno le derrate provenienti d’oltre Atlantico. Ragionando così, noi dimentichiamo che gli americani battono l’Europa non solo perché hanno a loro disposizione una quantità illimitata di terre vergini, ma anche perché questi terreni coltivano secondo i dettami migliori della scienza agricola: e dimentichiamo che l’agente maggiore di diffusione della cultura agricola negli Stati Uniti è il Governo. Il quale ha istituito un mirabile Dipartimento d’agricoltura, da cui uscivano 2.689.084 copie di pubblicazioni diverse nel 1892 e 10.586.580 copie nel 1902. Enorme massa di libri e di opuscoli che viene diffusa in grandissima parte gratuitamente fra gli agricoltori. Agli agricoltori sono specialmente destinati i cosidetti Farmer’s Bulletins, brevi opuscoli, nitidi e chiari, nei quali si spiegano i risultati ultimi della scienza e della pratica agricola. Nel 1902 di questi Farmer’s Bulletins ne vennero distribuite 6.150.000 copie ai coltivatori della terra; di cui ben 4.289.126 copie per mezzo dei deputati e dei senatori. Curiosa e modernissima maniera di utilizzare i viaggi elettorali dei membri del Parlamento facendoli distributori di opuscoli agricoli! Dell’Annuario del Dipartimento – un grosso volume legato di 1.000 pagine, con articoli ed illustrazioni utilissimi – vengono distribuite ogni anno 500 mila copie, di cui 470 mila per mezzo dei deputati e dei senatori. Non è meraviglia se udendo dal signor Davide Lubin il racconto dei grandiosi risultati dell’opera governativa di diffusione della cultura agraria, Vittorio Emanuele terzo abbia concepito l’idea di dar vita ad una istituzione che i medesimi ed anzi maggiori intenti si proponga per l’agricoltura mondiale. Poiché qui è il carattere più nuovo della iniziativa attuale: opporre ai mali che minacciano l’agricoltura nostra, a causa della concorrenza transatlantica, delle malattie diffuse, del credito deficiente, della difettosa organizzazione dell’offerta e della domanda della mano d’opera agricola, ecc. ecc., non la tutela ristretta e chiusa di una regione e di una classe, ma l’associazione di tutte le classi agricole e di tutte le nazioni interessate nell’agricoltura. A coloro i quali sognano un’Europa coalizzata per difendersi con alti dazi di ritorsione contro la concorrenza dei paesi nuovi – sogno malsano e dannoso per la impossibilità di rinunciare senza gravissimo nocumento nostro al commercio con quei paesi nuovi, dove vive tanta parte di nostra gente – Vittorio Emanuele terzo contrappone un sogno veramente grandioso e augurale: la organizzazione di tutte le forze mondiali nella lotta contro i parassiti dell’agricoltura, parassiti naturali e sociali. Lasciamo agli avanzi della aristocrazia terriera tedesca la predicazione inane contro i bassi prezzi dovuti alla concorrenza americana; e poniamoci all’opera affinché le classi agricole sappiano produrre a più buon mercato, sappiano meglio resistere ai morbi ed agli infortuni agricoli, si organizzino per ottenere nella pacifica competizione con le altre classi sociali una parte più larga della ricchezza da tutti prodotta. Noi non sappiamo se e fino a qual punto il sogno grandioso potrà attuarsi nella realtà. Ma una cosa è certa: che la iniziativa reale si muove nella direzione delle forze economiche moderne, non è rivolta al passato ma guarda all’avvenire. In un’epoca in cui l’economia va diventando mondiale, in cui le une alle altre si succedono le convenzioni internazionali per le poste, i telegrafi, i sistemi monetari, la protezione dei brevetti, della proprietà industriale, dei marchi di fabbrica, per la difesa contro le malattie contagiose, in un’epoca nella quale sul tronco dei trattati politici si innestano sempre più numerosi i trattati di commercio e compaiono i primi trattati per la tutela degli operai: in un momento nel quale gli industriali si stringono in fasci potenti e coi loro sindacati, cartelli e trusts, tendono a dominare il mercato mondiale dei prodotti delle miniere e delle fabbriche, e alle organizzazioni formidabili dei lavoratori, la quali cementano con una solidarietà sempre più salda e sempre più larga le file degli operai cittadini, in un momento cosiffatto la sola agricoltura rimaneva immobile e dissociata. Lontani dalle correnti del pensiero gli agricoltori si tengono spesso attaccati ai vecchi metodi culturali; sparsi per la campagna non sanno associare le forze per resistere alle coalizioni di interessi, ai sindacati che li taglieggiano facendo aumentare i prezzi delle macchine agrarie, dei concimi chimici, dei materiali da costruzione, dei vestiti, ecc. Ne` meglio sanno imporsi ai mercati di consumo, sicché per difetto di organizzazione della vendita e per ignoranza dei mercati di consumo vendono le lor derrate agrarie a troppo vil prezzo ad esclusivo beneficio degli intermediari. Essi non sanno far altro che raccomandarsi al Governo, che spesso non può far niente, adagiarsi sul molle cuscino dei dazi protettori e fidare nella benignità delle stagioni. A tutti questi proprietari e contadini dispersi e dissociati l’iniziativa reale indica la via della salute: che è di fare quanto già fecero industriali e commercianti ed operai: perfezionare la propria cultura ed imparare la virtù delle associazioni. L’istituto internazionale che oggi si vuol creare a Roma sarà come uno strumento di diffusione della cultura agraria: cultura tecnica e cultura economica; un mezzo per far conoscere alle classi agricole la propria forza immensa e gli accorgimenti migliori per sapersi giovane di questa forza. Ed è bello che dall’Italia, da alcuni o ignoranti o partigiani descritta come la terra ove i baroni comandano ancora ai servi della gleba, parta una voce la quale sia di incitamento a proprietari ed a contadini a sentire altamente di sé ed a meritare migliori sorti, acquistando la scienza e imparando le virtù della associazione. È vero che, se il disegno di Vittorio Emanuele terzo potrà attuarsi, si sarà fatta opera di conservazione sociale, poiché le classi rurali hanno sempre avversato i sovvertimenti e le rivoluzioni. Ma le classi rurali sono conservatrici soltanto quando siano prospere e fiduciose; e l’accrescere la prosperità della parte maggiore dei popoli tutti è tale un’opera di conservazione che a nessun partito dovrebbe dispiacere di recare ad essa il proprio contributo.