La statistica delle società per azioni
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 15/05/1903
La statistica delle società per azioni
«La Riforma Sociale», 15 maggio 1903
Studi di economia e finanza, Società tipografico editrice nazionale, Torino-Roma, 1907, pp. 21-32
A proposito dell’opera: Felix Samary, Die Aktiengesellschaften in Oesterreich, Wien. Manz’sche K. u. K. Hof-Verlags und Universitäts-Buchhandlung, 1902.
Le Società per azioni sono un fenomeno interessante a parecchi punti di vista: il giuridico, l’economico e lo statistico. Noi non possiamo qui di proposito accennare a tutti questi problemi ed ancor meno studiare a fondo anche uno solo di essi; ma vogliamo solo rendere conto dei risultati a cui è giunto il dottor Samary in un suo studio sulle Società per azioni in Austria, inserito prima nella rivista Statistischen Monatschrift, di Vienna (1902), ed edito poi a parte, arricchito di appendici e di tabelle.
Al punto di vista economico, forse la più suggestiva domanda che ci si possa fare intorno alle Società per azioni, è questa: rendono desse più o meno delle altre forme di Società, delle intraprese individuali, delle intraprese dette cooperative, ecc., ecc.? È possibile cioè di poter stabilire statisticamente la produttività netta comparativa delle Società per azioni e delle altre intraprese, tenuto conto delle differenze di mercato, di dimensioni, di industrie, di tempo?
Alla domanda, per quanto suggestiva, non si è ancora dato statisticamente una risposta; ed anzi mancano persino i materiali greggi, sulla base dei quali si possa fare il tentativo di una risposta. Poiché invero, innanzi di saper dire se le Società per azioni rendono più o meno delle altre forme di intrapresa, è necessario conoscere quanto rendano esse medesime. Come si fa ad ottenere questo dato, che a tutta prima sembra semplicissimo, del guadagno netto delle Società per azioni? Non certo lo conosceremo badando alla pura e semplice cifra del dividendo distribuito agli azionisti, poiché bene spesso il dividendo è solo una parte del guadagno netto, essendosi l’altra parte mandata a riserva; e non di rado il dividendo è fittiziamente prelevato sul capitale. Nemmeno potremo dire che il guadagno netto sia quella cifra che con quel titolo viene indicata nei bilanci delle Società per azioni. Poiché di solito gli amministratori considerano come guadagno od utile o rimanenza o residuo attivo netto quella somma sulla cui destinazione deve deliberare l’assemblea degli azionisti. E l’assemblea di solito delibera destinandone una parte: 1) alle svalutazioni straordinarie dell’impianto che si fossero rese necessarie; 2) alle partecipazioni concesse agli amministratori ed al personale direttivo della Società; 3) alle varie forme di riserva, ordinarie e straordinarie, per garanzia contro le oscillazioni dei titoli; e solo la parte residua lo destina a pagare un dividendo alle azioni. Neppure le diverse Società adottano un criterio unico nella fissazione del guadagno netto; poiché le une vi comprendono ed altre ne escludono le somme destinate alle svalutazioni ed alle riparazioni, cosicché ogni comparazione sui dati grezzi riesce impossibile.
Per girare tutte queste momentose difficoltà, il dottor Samary propone che il guadagno netto delle Società per azioni debba consistere nella somma complessiva che indirettamente o direttamente è ripartita dall’intrapresa degli azionisti.
Il guadagno netto dell’intrapresa risulterebbe così da una differenza: «Guadagno degli azionisti – Perdita degli azionisti».
Innanzi tutto il guadagno degli azionisti, il quale comprende parecchi elementi: a) dividendi distribuiti agli azionisti, dividendi che di quel guadagno sono la parte più importante sebbene non la sola; b) gli incrementi dei fondi di riserva, i quali possono considerarsi come parte del capitale, esclusi quindi i fondi di riserva per le oscillazioni dei titoli, per il pagamento di premi agli impiegati o di imposte, esclusi cioè quei fondi che sono una spesa. Siccome i fondi di riserva, anche se non costituiscono una spesa corrente, sono destinati a far fronte alle perdite eventuali, potrebbe sembrare utile di aspettare a vedere se le perdite non si verifichino per sapere se i fondi di riserva siano entrati nel patrimonio degli azionisti. Ma se si ragionasse in tal modo, converrebbe aspettare o che la Società si liquidi o che distribuisca la riserva agli azionisti, coll’inconveniente di far figurare come guadagno di un solo anno il guadagno che invece si è ottenuto gradatamente in un periodo più o meno lungo di tempo. Invece è più opportuno di considerare l’incremento di riserva che si è verificato in un anno come un guadagno e la diminuzione, destinata in un altro anno a coprire una perdita, come una vera e propria perdita. In questo modo si ha il vantaggio di avere un quadro più esatto delle vicende successive delle Società, separando gli anni di guadagno dagli anni di perdita. Gli incrementi della riserva, che vengono considerati come un guadagno, sono quegli incrementi che si verificano dopo che alla riserva siano state aggiunte o tolte le somme che in via normale debbono essere aggiunte o tolte ogni anno; c) le somme destinate a coprire i disavanzi degli anni precedenti. Sono anche queste un guadagno, quando i disavanzi corrispondenti siano stati considerati come una perdita; d) il guadagno di liquidazione, ossia la somma per la quale il ricavo dalla liquidazione della Società supera il capitale sociale ed i fondi di riserva; e) il guadagno di preferenza. Quando delle nuove azioni sono concesse agli azionisti ad un prezzo più basso di quello usuale di emissione, la differenza costituisce per gli azionisti un guadagno.
A questi guadagni corrispondono le perdite degli azionisti, le quali si compongono così: a) il disavanzo del bilancio annuo, tenuto conto di tutte le perdite, sia pure mascherate; b) le riduzioni del capitale sociale, le quali sono in sostanza delle perdite gradualmente verificatesi e che non si vollero confessare subito; c) le perdite della liquidazione e del fallimento risultanti dalla differenza fra la somma ricavata dalla liquidazione da una parte ed il capitale sociale, più le riserve, più il saldo delle perdite già conteggiate negli anni precedenti.
Definiti così con precisione i dati primi che la statistica delle Società per azioni deve manipolare, è possibile formarci un’idea approssimativa dei loro risultati economici. Disgraziatamente non sempre il materiale statistico che si ha a propria disposizione è completo e tale da prestarsi a conclusioni soddisfacenti. Il materiale per l’Austria, di cui poté disporre il Samary, non rimonta più in là del 1878 e soltanto rispetto al numero delle Società per azioni, alla loro data di fondazione ed al loro capitale si può risalire più indietro. Ma, anche così ridotti, quei materiali ci offrono il mezzo di ricavarne conclusioni interessanti.
Il numero totale delle Società per azioni, fondatesi in Austria dopo la prima che risale al 1816, fu di 1.142 con 1.640.783.000 fiorini; e di queste, ben 538 con 706.257 mila fiorini liquidarono (43,3% del capitale azionario), 94 con 56.420 mila fiorini fallirono (3,4%) e solo 510 Società, con un capitale di fondazione di 878.005 mila fiorini, seppero mantenersi; ossia solo il 53,3% del capitale azionario. Questo risultato complessivo si distingue in tre periodi storici nettamente distinti. Il primo periodo va dal 1816 al 1865; e durante esso si fondarono 113 Società per azioni con 254.695 mila fiorini di capitale; di queste 55 con 4133 mila fiorini liquidarono (16,7%), 6 con 1.326 mila fiorini fallirono (0,5%), e 52 con 210.236 mila fiorini (82,8%) si mantennero. Era un periodo in cui poche Società si fondarono; e per la maggior parte si trattava di creazioni solide. Il secondo periodo invece, che va dal 1866 al 1873, è il più breve, ma anche quello maggiormente seminato di cadaveri; come del resto era facile presumere da quanti conoscono la febbre straordinaria di speculazione che si impadronì dell’Austria in quegli anni e che condussero alla fondazione di ogni sorta di intraprese, ragionevoli e pazzesche; tanto che quello fu appunto detto il Gründungsperiode. La terribile crisi del 1873, della quale non è spento ancora il ricordo, spazzò via la maggior parte di quelle creazioni effimere; e le cifre riportate dal Samary ce ne danno una rappresentazione singolarmente suggestiva.
Dal 1866 al 1873 furono invero fondate 731 Società con 1.011.692 mila fiorini di capitale; e di esse ben 442 con 639.962 mila fiorini liquidarono (63 e mezzo per cento), 85 con 54.275 mila fiorini fallirono (5,1%) e solo 204 con 317.457 mila fiorini riuscirono a salvarsi (31,4%).
L’esperienza disastrosa giovò; sicché nel terzo periodo, che va dal 1878 al 1900, si fondarono solo più 298 Società con un capitale azionario di 374.396 mila fiorini; e di esse liquidarono 41 con 23.164 mila fiorini (6,2%), fallirono 3 con 820 mila fiorini (0,2%), e rimangono in vita 254 con 350.412 mila fiorini di capitale (93,6%).
Le vicende che abbiamo ora descritto ci spiegano come, attraverso alle vittorie ed alle sconfitte, il numero ed il capitale delle Società esistenti nei diversi anni abbiano subito un andamento oscillante. Nel 1830 esistevano 8 Società con 30.02 milioni, ed il numero sale a 111 nel 1865 con un capitale di 315 milioni. Nel maggio 1873 si raggiunge il punto massimo con 815 intraprese e 1291.29 milioni di capitale. Segue la crisi che spazza via, come il vento le foglie d’autunno, le intraprese instabili, sicché nel 1879 si giunge al punto più basso con 411 Società e 603.15 milioni.
E qui ci fermiamo immobili per quasi 15 anni; alla fine del 1894 troviamo ancora 413 intraprese con 711.1 milioni di capitale. Ricomincia allora lentamente il movimento all’insù e nel 1900 contiamo 529 Società con un capitale di 1005.28 milioni di fiorini. Non abbiamo ancora riconquistato le posizioni del 1873.
Cosa interessante a notarsi, il capitale delle Società in media diventa sempre più elevato. Mentre nel 1873 il capitale sociale medio era di 1.55 milioni di fiorini; nel 1886 di 1.6 milioni, nel 1896 di 1.75, e nel 1899 di 1.83 milioni.
Le piccole Società sono in parte fallite a causa della crisi (Società di costruzioni), ed in parte soggiacquero alla concorrenza delle grandi intraprese nazionali (industria dello zucchero) od alla concorrenza straniera (mulini a vapore).
Il capitale medio delle intraprese che liquidarono fu di 1.32 milioni, di quelle che fallirono di 0.6 milioni; mentre invece il capitale delle nuove Società raggiunse 1.83 milioni in media. Altra prova codesta che le Società nuove sono più potenti delle antiche.
I fondi di riserva salgono da 42.11 milioni nel 1878 (6,7% del capitale azionario) a 183.32 milioni di fiorini (18%) nel 1900; e ciò dimostra come più oculate norme di prudenza presiedano all’Amministrazione delle Società per azioni.
Quanto al guadagno netto, che per noi la cifra più interessante, su 8.872 bilanci, compilati nel periodo 1878/1899, se ne chiusero 7.338 con un guadagno e 1.534 con una perdita. Ecco il bilancio dei guadagni e delle perdite (in milioni di fiorini):
Guadagni:
| ||
a) Dividendo …………………………………… | 933.43 |
|
b) Aumento della riserva …………………… | 150.12 |
|
c) Copertura dei disavanzi precedenti …. | 23.58 |
|
d) Guadagno di preferenza ……………….. | 23.50 |
|
e) Guadagno di liquidazione ………………. | 1.23 |
|
Totale guadagni …….. | 1131.87 | 1131.87 |
|
| |
Perdite:
|
|
|
a) Disavanzo dei bilanci annui ……………. | 62.28
|
|
b) Riduzioni del capitale sociale …………. | 16.93
|
|
c) Perdite di liquidazione e di fallimento | 42.51
|
|
d) Perdite della riserva ……………………… | 1.13 |
|
Totale perdite ……… | 122.86 | 122.86 |
Guadagno netto ……… |
| 1009.01
|
Siccome il capitale su cui questo guadagno si distribuisce ammonta a 14.854.2 milioni, così ne risulta che il guadagno netto medio fu, durante il 1878-1899, del 6,75%.
Non tutte le specie di intraprese ottennero un risultato consimile, che si può considerare come abbastanza remunerativo. Ecco un quadro del tasso di guadagno ottenuto nelle varie specie e sottospecie disposte in ordine decrescente:
I. Società d’assicurazione…… | 13,30% | ||||||||||||||||||||||||||||
II. Banche …………………………. | 8,5% |
| |||||||||||||||||||||||||||
| |||||||||||||||||||||||||||||
| |||||||||||||||||||||||||||||
| |||||||||||||||||||||||||||||
| |||||||||||||||||||||||||||||
| |||||||||||||||||||||||||||||
| |||||||||||||||||||||||||||||
III. Società industriali…………. | 5,27% | ||||||||||||||||||||||||||||
| |||||||||||||||||||||||||||||
| |||||||||||||||||||||||||||||
| |||||||||||||||||||||||||||||
| |||||||||||||||||||||||||||||
IV. Società diverse | 4,65% | ||||||||||||||||||||||||||||
V. Società di comunicazione | 4,20%
|
In media in ogni gruppo il tasso del guadagno netto si conservò superiore al 4% e soltanto in alcuni gruppi delle Società industriali si scese al disotto.
Le miniere sono in tutti i paesi un genere di intraprese molto aleatorio; e non è quindi meraviglia che anche in Austria il guadagno medio non sia molto elevato e che le più potenti Società non abbiano per lunghi anni pagato alcun dividendo. È un’industria in cui si possono ottenere dei guadagni altissimi ed andare incontro a perdite fortissime.
Si guardi ai dividendi medi di queste che sono le più forti Società dell’Austria (in %):
1880-1890
| 1890-1901 | |
Oesterreichische Alpine Montangesellschaft | 1,8 | 4 |
Kohlenindustrieverein……………………………. | – | – |
Prager Eisenindustriegesellschaft……………… | 4 | 17 |
Bruxer Kohlenbergbaugesellschaft……………. | 3 | 11 |
Rossitzer Bergbau……………………………………… | 3 | 5 |
Böhmische Montangesellschaft……………………. | 2 | 14 |
Westböhmischer Bergbau – A – B – ………………. | 2 | 6 |
Trifailer Kohlenwerksgesellschaft………………. | 5 | 11 |
Krainische Industriegesellschaft………………… | 4 |
Oscillazioni così forti piacciono ai capitalisti avventurosi; ma come accade nei giochi di azzardo, essi non sono capaci a tenere conto in egual misura delle probabilità di perdita, come di quelle di guadagno; sicché in definitiva il risultato medio delle loro intraprese è inferiore a quello che si ottiene in altre intraprese più sicure, e meno emozionanti. È questa un’osservazione vecchia; e trova conferma nei dati del Samary.
Nell’industria tessile la concorrenza è molto viva; e nelle fabbriche di zucchero si avverte una tendenza spiccatissima alla scomparsa delle piccole intraprese. Ora siccome queste sono ancora numerose in Austria, così esse lavorano a costi alti e non possono presentare dei bilanci molto brillanti.
Ancora meno brillante è la situazione delle Società di costruzione, le quali erano in gran parte sorte nel periodo 1866-1873. Prima di quel periodo una sola Società esisteva di quel genere.
Nel 1873 erano diventate 41 nella sola Vienna, con 145.38 milioni di fiorini di capitale, e 19 nelle Provincie con 25.14. Adesso ne rimangono solo 11 con 12.18 milioni di capitale, le quali conducono una vita languidissima, anche perché la concorrenza degli imprenditori indipendenti è così forte, ed i ribassi di prezzi talmente elevati, che le Società devono bene spesso in definitiva lavorare a perdita.
La triste sorte dei mulini a vapore si spiega colla concorrenza ungherese, troppo forte da sostenere, per la vicinanza dei mercati di produzione dei cereali e per altre circostanze.
Nel 1873 le Società erano 18 con 3.9 milioni di capitale; alla fine del 1899 erano ridotte a 2 con 0.37 milioni. I fondi di riserva, che nel 1878 ammontavano a 0.37 milioni (tanto quanto oggi il capitale azionario!), si ridusse a 0.068 milioni.
I favoriti, nel campo delle Società per azioni, sono: Gazometri, le Società di assicurazione e le Banche.
La prima Banca, che fu anche nel 1816 la prima Società per azioni in tutta l’Austria, fu la «Nationalbank»l’odierna in «Oesterreichisch ungarische Bank».
Nel maggio 1873 le Banche per azioni erano 141 con 619 milioni. Dopo la crisi, nel 1878, il numero si trova a 45 con 236.3 milioni di fiorini di capitale. Alla fine del 1900 il numero è rimasto identico ed il capitale è salito a 388.6 milioni. Le azioni che valevano per ogni 100 fiorini nominali ben 215 fiorini in media nel 1871, caddero a 62 nel 1876, e risalirono sino a giungere a 186 nel 1894. Il più alto dividendo distribuito dalle Banche fu quello dell’80% dato dalla «Wiener Bankverein» nel 1872, e del 76 dato nel 1868 dall’«Anglobank». Seguono l’«Allgemeine Bodencreditanstalt» che nel 1872 diede il 26 il «Creditanstalt» che nel 1856 distribuì il e la «Böhmische Escomptebank» che diede nel 1900 il
I dividendi medii delle Banche più forti sono elevati (in %):
1870-1880 | 1880-1890 | 1890-1901
| |
Allgemeine Bodencreditanstalt……………….. | 8 | 11 | 18,3 |
Böhmische Escomptebank……………………. | 9 | 9,1 | 13,3 |
Galizische A – Hypothekenbank……………… | 12,5 | 11,2 | 12,25 |
Creditanstalt……………………………………. | 9,8 | 9,4 | 10,7 |
Wiener Bankverein…………………………….. | 17,4 | 6,8 | 8,13 |
Unionbank………………………………………. | 5,5 | 5,7 | 8 |
Oesterreichisch – ungarische Bank…………… | 8,75 | 6,8 | 7,4 |
Anglobank………………………………………. | 8,9 | 5 | 7 |
Niederösterreichische Escomptegesellschaft | 11 | 6 | 6 |
Landerbank…………………………………… | – | 5 | 6 |
Anche le Società di assicurazioni hanno dovuto superare il loro periodo di crisi. Dopo la prima Società che fu la «Azienda assicuratrice» sorta nel 1822 a Trieste, se ne fondarono altre, sicché nel solo periodo dal 1871 al principio del 1873 ne erano sorte 27 con 16.8 milioni di fiorini di capitale, ed il numero totale era di 54 con 33.6 milioni. Alla fine del periodo di purificazione, nel 1880, le intraprese erano ridotte a 17 con 8.35 milioni. Nel 1900 si sono rialzate a 23 con un capitale di 25.43 milioni. Il dividendo più alto fu quello pagato dalle Assicurazioni generali, che nel 1895 diedero il 55,1%, nel 1901 il 58,2%; e, siccome il suo dividendo medio dal 1890 risulta del 47,2%, così il suo capitale, in un decennio, si è quintuplicato.
Ecco un breve quadro dei dividendi distribuiti nei due ultimi decenni dalle principali Società:
1880-1890
| 1890-1901 | |
Assicurazioni generali …………………… | 31
| 48 |
Anker ………………………………………….. | 25
| 20 |
Riunione adriatica …………………………. | 11 | 14 |
Oesterreichische allgemeine Unfallversicherung…………………….. |
6 |
11,4 |
Donau …………………………………………. | 9 | 8 |
Wiener Lebens – and Rentenversicherung ………………………. |
5 |
8 |
Böhmische Ruckversicherung …………. | 7 | 6 |
Rückversicherung Securitas ……………. | 5 | 6 |
Wiener Versicherungsgesellschaft……. | 4 | 5 |
Phöenix ……………………………………….. | 7 | 4 |
Phöenix Lebensversicherungsgesellschaft…….. |
5 |
– |
Le intraprese più fortunate, rispetto al dividendo (16,60% in media), furono senza dubbio le Società per la fabbricazione del gas. Il loro numero ammontava, nel 1873, a 20 con 14.21 milioni di capitale; nel 1878 erano ancora 20 con milioni; ed ora sono 12 con 5.65 milioni.
Ma la diminuzione solo in poca parte è dovuta a liquidazione od a fallimento. Furono le città, che, accortesi dei lauti guadagni che si potevano ottenere dai gazometri, si affrettarono a municipalizzarli e così costrinsero alcune Società a sciogliersi ed altre a ridurre il loro capitale. Quanto sia alta la probabilità di guadagno delle intraprese del gas è dimostrato dal fatto che le azioni da 100 fiorini aumentarono costantemente sino a superare il corso di 667. Il più alto dividendo fu ottenuto dalla «Oesterreichische Gasgluhlicht und Elektrizitats A. G. (Auer)» che distribuì nel 1896 il 130% ed anche nel 1897 e 1898 pagò più del 100%. Segue la Wiener Neustädter Gasbeleuchtungsgesellschaft col 70% nel 1900, ed il dividendo minimo (dalla fondazione ad oggi), dell’8% nel 1875.
Così pure l’«Allgemeine österreich ungarische Gasgesellschaft» e la «Wiener Gasindustriegesellschaft» hanno distribuito dividendi anormali: il 45% la prima dopo il 1898; ed il 30% la seconda dal 1897 al 1899.
Ecco la media dei dividendi nelle principali Società (in %):
1880-1890
| 1890-1901 | |
Allgemeine österr – ungar. Gasgesellschaft………. | 27 | 34 |
Oesterreichische Gasglühlichtgesellschaft………. | – | 69 |
Oesterreichische Gasbeleuchtungsgesellschaf…. | 11 | 9 |
Wiener Gasindustriegesellschaft …………………….. | 8 | 17 |
Gasbeleuchtungsgesellschaft Wiener – Neustadt.. | 12 | 26 |
Ma queste sono eccezioni fortunate e dovute, come i grassi dividendi dei gazometri, a condizioni schiettamente monopolistiche, o, come gli altri dividendi delle imprese bancarie o di assicurazione, alla enorme difficoltà di suscitare una concorrenza efficace contro Istituti antichi che godono già di un largo credito; fattore codesto che ha altresì un carattere, se non di monopolio, almeno di rendita che è difficile scrollare.
Nelle altre intraprese, in cui questi fattori sono esclusi o non agiscono così potentemente, i dividendi non superano un limite molto modesto. Né si può dire che un guadagno netto medio del 6,75% sia veramente alto, se si tiene conto dei rischi che incombono ad ogni impresa industriale e commerciale. E neppure si può dimenticare che questo 6,75% tiene conto dei guadagni e delle perdite verificatesi dal 1878 al 1899; ma non comprende i guadagni e le perdite del periodo intorno al 1873, quando i guadagni erano in gran parte immaginari e le perdite tali, che condussero alla rovina moltissime Società.
Se si fosse potuto tenere conto anche delle perdite degli anni di liquidazione 1873-1878, forse quell’indice del 6,75% si sarebbe dovuto ribassare notevolmente. Così com’è, quell’indice ci rappresenta la potenzialità media di guadagno della forma d’intrapresa per azioni in un periodo che non si distingue né per eccezionali slanci, né per crisi deprimenti, in un periodo in cui l’opera dolorosa di liquidazione del terribile anno 1873 era già condotta a termine e la vita industriale si svolse con tranquillità e sicurezza. Quella cifra ci dimostra che le Società per azioni – quando siano tolte da un ambiente di eccessiva speculazione – possono dare buoni frutti.
Tranne poche ed appariscenti eccezioni, esse non sono lo strumento sicuro per cambiare le sabbie aride del deserto in oro colato, ma sono un sistema di organizzazione tecnica e di acquisto dei capitali e del credito che adempie, entro certi limiti, una funzione molto utile e discretamente remunerativa. Almeno questo ci dice l’esperienza dell’Austria. Forse in Italia i risultati sarebbero alquanto diversi; ma appunto il fatto che non se ne sa nulla di preciso dovrebbe tentare qualche accorto studioso a scrutare con pazienza un fenomeno così interessante.