Opera Omnia Luigi Einaudi

Il nuovo censimento ed i collegi elettorali del Piemonte e della Liguria

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 12/02/1902

Il nuovo censimento ed i collegi elettorali del Piemonte e della Liguria

«La Stampa», 12 febbraio 1902

 

 

 

Il censimento, di cui cominciano ora a pubblicarsi i risultati, fra le altre conseguenze, ne produrrà una interessantissima: di cagionare una variazione nella distribuzione dei Collegi elettorali politici. È noto infatti che la legge fissa a 508 il numero dei deputati, ed all’art. 46 stabilisce che il riparto del numero dei deputati, per ogni provincia, e la corrispondente circoscrizione dei Collegi devono essere riveduti per legge e nella prima sessione che succede alla pubblicazione del censimento decennale. Il riparto è fatto in proporzione della popolazione delle province e dei Collegi accertata dal censimento medesimo.

 

 

Nella ventura Sessione sarà necessario quindi procedere, essendo ora pubblicato il censimento, a codesto riparto. In origine si era determinato in 50 mila il numero degli elettori per ogni Collegio, e si era fissato quindi in 508, dopo la presa di Roma, il numero dei deputati. Ma per varie circostanze, come la impossibilità di dividere la popolazione di ogni provincia esattamente per 50 mila, i cambiamenti di popolazione, ecc. ecc., pochissimi Collegi avevano una popolazione molto vicina alla media; ed i più stavano al disotto od al disopra. Coll’andar del tempo queste discrepanze si erano accentuate e vi erano dei Collegi, come Bobbio, che avevano appena 39 mila abitanti, mentre altri, come Civitavecchia, arrivavano ad un massimo di 72 mila.

 

 

Il nuovo censimento porge il modo di rimediare a queste ingiustizie. L’ideale sarebbe di dividere la popolazione totale italiana, ossia 32,966,307, per il numero dei deputati, 508, e frazionare il regno in tanti Collegi elettorali, ognuno dei quali avesse una popolazione di 64,894, ossia di 65 mila persone in cifre tonde.

 

 

La cosa non è agevole come può sembrare a prima vista, specialmente perché i Collegi elettorali non possono sconfinare dal territorio di ogni provincia. Per esempio, una provincia che avesse 192,500 abitanti non potrebbe comprendere due Collegi e mezzo, come risulterebbe dalla divisione di 192,500 per 65 mila abitanti; ma dovrebbe averne o due o tre in cifre intere. L’inconveniente si può rimediare dando un Collegio in più a quelle province le quali abbiano una frazione più elevata, e rifiutandola a quelle province le quali abbiano una frazione meno elevata.

 

 

Applichiamo questo calcolo alle province del Piemonte e della Liguria.

 

 

Alessandria ha ora tredici Collegi elettorali. Ma viceversa, siccome la sua popolazione è solo di 825 mila abitanti, che divisi per 65 mila (popolazione di ogni Collegio) danno solo il quoziente di 12.70, ne viene che Alessandria dovrebbe perdere un Collegio, ma la frazione residua di 0.70 (essendo superiore a 0.50) le darebbe forse diritto a conservare questo Collegio.

 

 

Cuneo ha ora 12 Collegi. Ma la divisione della sua popolazione di 670 mila persone per 65 mila dà soltanto il quoziente 10.33. Per cui la provincia di Cuneo dovrebbe rassegnarsi a perdere due deputati.

 

 

Novara ha ora pure 12 Collegi. La divisione di 763,830, numero dei suoi abitanti per 65 mila, dà il quoziente 11.75. Anche Novara dovrebbe quindi perdere un Collegio! Ma siccome la sua frazione residua è molto forte (0.75), così è probabile che Novara possa conservare integro il numero dei suoi Collegi.

 

 

Torino ora ha 19 Collegi, ma la divisione di 1,147,414, numero dei suoi abitanti, per 65 mila, dà solo il quoziente 17.64. Di qui la conseguenza che Torino dovrebbe perdere sicuramente un Collegio ed a gran fatica potrà salvarne un altro, se a ciò basterà l’essere la frazione 0.64 alquanto superiore alla metà.

 

 

Genova ha ora 14 Collegi; e la divisione di 931,156, numero dei suoi abitanti, per 65 mila, dà precisamente il quoziente 14.32. Onde il numero dei suoi Collegi elettorali rimarrebbe immutato.

 

 

Porto Maurizio ha ora 3 Collegi; ma la popolazione sua di 144,604 persone, divise per 65 mila, dà diritto soltanto a 2.22 Collegi; e quindi dovrebbe rassegnarsi a perdere un Collegio.

 

 

Questi i risultati del calcolo esatto per le province piemontesi e liguri; dal quale risulta che nessuna vedrebbe aumentato il numero dei propri Collegi. Alessandria e Novara correrebbero il pericolo di perdere un Collegio ciascuna. Torino ne perderebbe sicuramente uno e forse un secondo. Porto Maurizio perderebbe certamente uno dei suoi tre Collegi, e Cuneo ne perderebbe, pure certamente, 2 su 12.

 

 

Chi guadagnerebbe questi Collegi che Piemonte e Liguria perderebbero e quelli che insieme con loro perderebbero altre province, come Potenza, Caserta, Reggio Emilia, Campobasso, Rovigo e Salerno?

 

 

Ecco i nomi delle province fortunate: Milano guadagnerebbe 2 Collegi, Roma 2, ed uno per ciascuna le province di Catania, Bari, Firenze, Messina, Lecce e forse anche Bergamo e Brescia.

 

 

Non è certo questa una prospettiva allegra per i deputati delle province che dovrebbero vedere diminuito il numero dei loro Collegi; e si può quindi prevedere un’opposizione accanita all’approvazione di questa legge. Ed i contrasti saranno forse ancor più vivi quando si dovrà scendere nelle province decapitate alla ripartizione dei nuovi Collegi. Ad esempio, in provincia di Cuneo, fra i 12 deputati in carica, sarà una competizione acerba affinché il territorio venga distribuito in 10 Collegi, conformati in tal modo da avvantaggiare se stesso e danneggiare il vicino.

 

 

Vi saranno perciò numerose proposte intese a togliere tutti questi contrasti; ed a molti verrà forse in mente di aumentare al disopra di 508 il numero dei deputati. Ma non crediamo che l’espediente sarà adottato, in primo luogo perché si ritiene dai più che i deputati siano anche troppi, ed inoltre perché il rimedio non toglierebbe i litigi derivanti dalla necessità di rivedere le circoscrizioni elettorali, di cui alcune hanno meno di 40 mila abitanti, mentre altre ne hanno più di 70 mila.

 

 

Più gioverebbe lo scrutinio di lista per provincia. Allora, ad esempio, ad eliminare due degli attuali 12 deputati della provincia di Cuneo, non dovrebbe provvedere il Parlamento, rimaneggiando le circoscrizioni con atti che sembreranno certo odiosi all’uno od all’altro dei colpiti e dettati da spirito partigiano. Provvederebbe il Corpo elettorale della provincia che, dovendo votare solo una lista di 10 nomi, lascerebbe da parte due dei vecchi deputati. L’ostracismo sarebbe ancora dato per motivi di parte o di influenze, ma sarebbe almeno dato da quello che si usa chiamare «il popolo sovrano».

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