Di una biografia avanti lettera degli Stati uniti europei
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 20/08/1897
Di una biografia avanti lettera degli Stati uniti europei
«La Stampa», 20[1] agosto 1897
Il buongoverno. Saggi di economia e politica (1897-1954)[2], Laterza, Bari, 1954, pp. 601-602
Cronache economiche e politiche di un trentennio (1893-1925), Vol. I, Einaudi, Torino, 1959, pp. 37-39
Una delle figure più caratteristiche del giornalismo inglese è certamente W. T. Stead, il noto direttore della Review of Reviews.
Giovanissimo ancora da umili natali seppe elevarsi, colla virtù delle sue opere, alla direzione di giornali dell’Inghilterra del nord, la grande cittadella industriale del liberalismo e la rocca salda della grandezza britannica. Nel fiore dell’età emigra a Londra; direttore della Pall Mall Gazette, inizia una memorabile campagna, di cui l’eco non è spenta, contro una delle più tristi piaghe morali che inquinassero la moderna Babilonia. Con attività grandissima e con astuzia poliziesca egli riesce a provare che in Londra si andava ogni giorno operando un infame traffico di schiave bianche, di fronte al quale impallidivano le gesta dei negrieri africani. Il giudice che lo condannò ad alcuni mesi di prigione, si disse dolente di dovere obbedire ad una legge iniqua; ed il parlamento inglese poco dopo coronò le sue coraggiose rivelazioni con una legge che innalzava l’età in cui è possibile legalmente alle ragazze dare il proprio consenso alla seduzione propria da parte altrui.
Un suggestivo saggio delle sane idealità inglesi avvolte in strani paludamenti ci è offerto dallo Stead nell’ultimo fascicolo della Review of Reviews. In ogni numero della sua rivista egli pubblica una rapida ed originale biografia di quella persona la quale, più di ogni altra durante il mese, ha meritato d’attrarre su di sé l’attenzione pubblica. Nel mese di luglio la persona per così dire biografata è, letteralmente: The United States of Europe.
La scelta dice che nella mente dello Stead gli Stati uniti d’Europa non sono più solo una speranza lontana, sogno di pensatori e di entusiasti, ma un fatto reale, già esistente e che ogni giorno diventa sempre più palese.
Quando le sei grandi potenze europee inviarono le loro flotte nelle acque di Creta e le navi del concerto bombardarono il campo candioto per impedire le ostilità ogni giorno rinascenti, un grido di indignazione e di orrore si innalzò dal petto di tutti i filelleni europei; i liberali inglesi, capitanati dal venerando Gladstone, firmarono un indirizzo vibrato di protesta; solo lo Stead osò, lui liberale, affermare che quello era uno dei giorni più belli della storia contemporanea; perché segnava la nascita degli Stati uniti d’Europa. Il parto è stato faticoso. Le grandi creazioni richiedono lunghi secoli di preparazione. Come Ibsen ha detto, la natura non è economica. Nel preparare i fondamenti della novella Europa essa operò nella stessa guisa dei barbari, i quali si servirono come di pietre da fabbrica delle statue di Prassitele ed utilizzarono le sculture dei templi pagani nella costruzione delle loro case.
Ed ora, dopo tanti secoli di lotta, il diritto di guerra appartenente prima ad innumerevoli potentati, e centinaia e centinaia di piccoli principotti, si è ristretto nell’Europa a Guglielmo II, Nicolò II, Francesco Giuseppe, Umberto I, Vittoria ed il presidente Faure. Questi sono i signori di primo grado, il cui diritto di guerra è praticamente assoluto. Dopo di loro vengono i signori di secondo grado, ai quali è concessa una certa facoltà di dichiarar guerra, purché possano assicurarsi la neutralità di uno o più degli Dei della guerra di primo grado. I re di tutti gli stati hanno un diritto nominale di guerreggiare; nella realtà essi poi non lo possono esercitare eccetto in alleanza con una delle grandi potenze. La Grecia credette possibile esercitare questa prerogativa nominale delle sovranità indipendenti. La sua esperienza non è tale da incoraggiare gli altri piccoli stati a seguirne l’esempio.
Quale enorme progresso dalla condizione di cose esistente un secolo fa! Già i sei ministri degli esteri delle grandi potenze si vanno ogni giorno più abituando, spinti dalla pressione degli avvenimenti, ad agire insieme, quasi componessero un gabinetto europeo. Finora le deliberazioni del gabinetto furono regolate dalla norma del liberum veto imperante nell’antico stato polacco. Da questo studio imperfetto in cui una sola delle sei potenze colla sua opposizione può mandare a vuoto i piani accettati da tutte le altre si giungerà a poco a poco ad un punto in cui la maggioranza potrà imporsi alla minoranza, e questa ne accetterà i deliberati senza ricorrere all’ultima ratio della guerra. In tal modo avvengono le grandi e durevoli creazioni storiche, non secondo i piani prestabiliti dai pensatori, ma per l’attrito fecondo delle opposte forze.
Allora gli Stati uniti europei, adesso avvolti in un’incerta nebbia, avranno acquistato una forma precisa; e la nascita della federazione europea non sarà meno gloriosa solo perché sarà nata dal timore e dalla sfiducia reciproca e non invece dall’amore fraterno e da ideali umanitari.