Capitolo XIV – La lotta contro le variazioni di valore della moneta
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 01/01/1900
Capitolo XIV
La lotta contro le variazioni di valore della moneta
Un principe mercante. Studio sull’espansione coloniale italiana, Ed. F.lli Bocca, Torino, 1900, pp. 114-122
Benché la Società fosse oramai costituita, il Dell’Acqua si dovette accorgere appena giunto a Buenos Ayres che il capitale sociale non poteva far fronte alle violenti oscillazioni del cambio, il quale era andato crescendo notevolmente, sì da infliggere una perdita fino al luglio del 1890 di 130 mila scudi, perdita che era stata sopportata pendendo ancora la liquidazione della Società antica del Dell’Acqua. L’art. 18 dello statuto prescriveva che le operazioni di vendita sulle piazze d’America non dovessero mai essere allo scoperto. Questa disposizione, provvida teoricamente, diveniva nella pratica di attuazione ognora più difficile e pericolosa; urgeva quindi adottare un provvedimento che potesse salvaguardare il patrimonio sociale dall’eventuale deprezzamento della moneta argentina. E qui il Dell’Acqua, il quale prima aveva fatto ricorso allo Stato e poi ai capitalisti italiani per sormontare la crisi prodotta dalle oscillazioni dei cambi, escogita ora un terzo disegno, originalissimo e degno di studio anche sotto l’aspetto scientifico, perché mette in luce un mezzo di copertura contro le variazioni del valore della moneta per le aziende con sedi in paesi a diverso tipo monetario.
L’ammontare della vendita a Buenos Ayres era nel 1890 di 100/150 mila scudi mensili; la media delle scadenze da 3 a 4 mesi per modo che lo scoperto a mastro non era mai inferiore a 400/500 mila scudi.
Gli incassi venivano sempre sostituiti da nuove vendite, le quali mantenevano al livello ora detto lo scoperto.
Per rispondere alle disposizioni dello statuto si sarebbe potuto ricorrere a varii sistemi:
- 1) Vendere a contanti, e ciò avrebbe significato la morte della Società. In un paese dove tutti vendono a fido di 3-4 mesi e qualche volta anche più, bisogna adattarsi all’uso sotto pena di soccombere nella lotta della concorrenza contro i tedeschi, che vendono persino a 5-6 mesi.
- 2) Fare la contro operazione; ossia nello stesso momento in cui si vende una partita di merci, comperare a scadenza una quantità d’oro corrispondente alle merci vendute, cioè alla somma dei crediti scoperti sul mastro e degli effetti in portafoglio. In questo modo la casa si può assicurare l’oro al corso del giorno in cui avviene la vendita delle merci. Giunta la scadenza delle cambiali, la carta esatta serve per pagare l’oro non al corso del momento (il che potrebbe esser fonte di perdite), ma al corso del giorno in cui si era venduta la merce. Così il rischio delle oscillazioni dell’aggio rimane completamente eliminato. Infatti il rischio di una casa italiana che lavori in America trae la sua origine dal fatto che essa compra in oro in Italia[1] (ed il passivo del bilancio consiste di debiti in oro) per vendere in carta in America. Il passivo del bilancio consiste in debiti in oro, mentre l’attivo è composto di merci in magazzino e di crediti a mastro o cambiali in portafoglio per le merci già vendute.
Delle merci in magazzino non importa occuparci perché, variando il prezzo di vendita a seconda delle oscillazioni d’aggio, vendendosi cioè 250 o 300 carta la merce comprata in Italia per 100 oro, a seconda che il cambio è a 250 o 300, il valore in oro della merce in magazzino è sempre eguale al valore del debito corrispondente. Il pericolo incomincia quando la merce esce dal magazzino. Supponiamo che la merce comprata per 100 oro in Italia sia stata venduta per 250 carta in Argentina, essendo il cambio a 250, e supponendo il guadagno compreso nelle cento lire. Siccome il contratto è a 3-4 mesi, alla scadenza si introitano 250 lire carta, le quali possono valere più o meno di 100 lire oro. Se il cambio è disceso a 200, varranno 125 lire oro, con un profitto di 25 lire oro. Se il cambio è aumentato a 300, varranno 83,33 lire oro, con una perdita di 16,66 lire oro. Non si tratta di rischi fantastici, perché nel giugno del 1889 l’oro era a 265, in luglio a 350, in agosto a 240, in dicembre a 320, in gennaio 1890 a 300 ed ai primi di marzo a 370.
Colla contro operazione, ossia colla compera a scadenza di una quantità di oro equivalente alla merce venduta, si ripara a tutto ciò. Quando la merce comprata in Italia per 100 lire oro si vende a scadenza di 3 mesi per 250 lire carta perché il cambio è a 250, si comprano 100 lire d’oro nello stesso giorno a scadenza di tre mesi al cambio del giorno, che è di 250.
Giunta la scadenza, il cliente paga lire 250 in carta, che sono versate al venditore d’oro in cambio di 100 lire oro da inviarsi in Italia. Così la casa è sempre sicura di introitare 100 lire oro a scadenza per ogni 100 lire oro di merce che esce dai magazzini e rimane perfettamente al coperto da ogni oscillazione dei cambi.
Senonché questa operazione semplicissima la quale dimostra in un caso speciale la grande utilità delle contrattazioni a termine, forma perfetta di assicurazione contro i rischi, presuppone alcune condizioni.
È necessario che la casa in cerca di copertura sia una casa solida e godente un largo credito. Tutte le Banche allora possono venderle a scadenza delle cambiali in oro sull’Europa che esse hanno comprato dagli esportatori di merci dall’Argentina. Ed è necessario che le Banche abbiano a disposizione oro o rimesse in oro a sufficienza per soddisfare alle domande degli importatori, il che accade quando gli esportatori (prese queste parole in larghissimo senso, non solo di importatori od esportatori di merci, ma anche di titoli e di tutti gli elementi di debito o credito della bilancia monetaria internazionale) hanno portato allo sconto una eguale quantità di rimesse in oro sull’Europa.
Nel 1890 queste condizioni facevano difetto nel caso nostro. La Società Dell’Acqua non godeva credito bastevole per avere accesso agli sportelli delle Banche migliori. Inoltre in un mercato così sensibile ogni minima dimanda di oro o di rimesse in oro da parte degli importatori poteva fare aumentare il cambio prima che essi potessero premunirsi con la contro operazione.
La Casa poteva ricorrere ad un agente di cambio per la compera a fine di ogni mese della quantità di oro corrispondente ai crediti che in quel mese giungevano a scadenza; ma vi era il pericolo che il contante disponibile alla fine del mese fosse minore della quantità d’oro comprato, nel qual caso dovevasi riportare la rimanenza al mese successivo. I riporti nell’Argentina sono dannosi per le variazioni che succedono di ora in ora ed anche perché alla liquidazione non si sa mai quanto si piglierà della differenza a vantaggio, mentre si deve sempre pagare integralmente quella che risulta in sfavore. Rischio per rischio, di fronte a simile alternativa la Società Dell’Acqua si era ridotta a comperare l’oro in proporzione degli incassi in carta, senza tenere calcolo dello scoperto. Abbiamo già detto quali sieno gli inconvenienti di aspettare a comprare l’oro alla scadenza dei crediti per merci vendute. Il cambio può aumentare o ribassare nel frattempo e, se il ribasso può rappresentare una fortuna, la continua minaccia del rialzo può rendere illusorie le risultanze di un qualsiasi buon bilancio.
Impedito di ricorrere alla copertura immediata in oro (come facevano le grandi case importatrici e come fa ora egli stesso) e riluttante a sottoporsi ai rischi delle oscillazioni dell’aggio, il Dell’Acqua immaginò uno spediente originale e curioso: L’emissione di una serie speciale d’Azioni in Carta dell’Argentina ed in Carta del Brasile.
Dato uno scoperto medio per crediti a mastro o per cambiali in portafoglio di 500.000 scudi a Buenos Ayres e di 140.000.000 reis nel Brasile, dovevansi emettere azioni in carta pel medesimo ammontare nei due paesi. Con questo espediente si otteneva lo scopo di affezionare e di legare saldamente la clientela locale alla Casa, concetto antico nel Dell’Acqua; e si poneva un rimedio alle oscillazioni del cambio. Il capitale sociale infatti non sarebbe più composto soltanto di 1.500.000 lire italiane, ma di queste e di 500.000 scudi argentini e di 140.000.000 reis brasiliani. Il capitale italiano ed i creditori italiani sarebbero coperti integralmente dalle merci in magazzino a Milano, Buenos Ayres e San Paolo, aventi un valore invariabile in oro. Il capitale argentino e brasiliano sarebbe coperto dai crediti a mastro e dalle cambiali in portafoglio esistenti a Buenos Ayres ed a San Paolo, e sarebbe coperto a sufficienza, perché la emissione delle azioni dovrebbe essere esattamente uguale ai crediti scoperti in carta.
Le oscillazioni del cambio non si sarebbero sentite se non per gli scarti eventuali fra i crediti ed il capitale in carta, trascurabili per la loro poca importanza. La percentuale degli utili sarebbe stata sempre uguale per tutti, ripartita a ciascuna serie di azioni nella moneta in cui queste vennero emesse. Il capitale varierebbe solo nominalmente convertendolo in lire italiane, ma in effetto non varierà, perché non si dice: «Capitale costituito da tanti milioni di lire italiane», sibbene: «Capitale costituito da tante lire, tanti scudi e tanti reis». In caso di liquidazione le azioni in Carta argentina e brasiliana verrebbero rimborsate con l’introito dei crediti, senza preoccuparsi se il valore intrinseco dello scudo sia di una o di cinque lire; aumentando il valore della moneta argentina, i possessori delle azioni avranno fatto una buonissima speculazione, diminuendo, si troveranno nella stessa situazione in cui si sarebbero trovati impiegando i proprii capitali presso le banche locali.
Ed ecco come l’esistenza di un capitale di 500 mila scudi argentini renderebbe facile la copertura dalle oscillazioni d’aggio. Supposto lo scoperto medio di 5 mesi si avrebbe:
In Gennaio una vendita media di scudi argentini | 100.000 | alla scadenza di Giugno. |
In Febbraio | 120.000 | Luglio. |
In Marzo | 110.000 | Agosto. |
In Aprile | 110.000 | Settembre. |
In Maggio | 60.000 | Ottobre. |
Totale Crediti | 500.000 |
Emettendo azioni per 500.000 scudi argentini e rimettendo il ricavato in oro in Italia, tutti questi crediti rimangono coperti se si ha cura che il valore in oro delle merci vendute e portate a credito sui libri Mastri non superi il ricavo in oro delle azioni argentine.
A giugno si incasseranno 100 mila scudi delle vendite di gennaio e si venderanno per 110 mila scudi, ad esempio, di merci a scadenza di novembre.
L’incasso della vendita di gennaio si converte in oro e si rimette in Europa in pagamento delle merci vendute in giugno, di cui rimangono scoperti solo 10.000 scudi. Iniziata una volta l’operazione non ci saranno più inconvenienti ed i pericoli derivanti dalle oscillazioni d’aggio saranno ridotti al minimo possibile ossia alle eventuali differenze fra gli incassi e le vendite di ogni mese.
Il piano, come si vede, era ingegnoso e dinotava che il suo ideatore era un uomo, il quale sapeva trarre partito anche dai tempi cattivi per indurre i suoi consoci ad accrescere il capitale sociale. Evidentemente gli azionisti i quali allora volevano liquidare e non allargare l’azienda non vollero saperne dell’aumento di capitale, anche se travestito sotto le sembianze di un mezzo di copertura contro le oscillazioni dell’aggio. Ed allora il Dell’Acqua, il quale sembra un uomo dotato di una fantasia finanziaria veramente inesauribile e creatrice, compila un «progetto per la creazione di un fondo Assicurazione Cambio» e lo presenta il 31 marzo 1891 ai suoi azionisti d’Italia.
Per ovviare alle difficoltà della piena copertura in oro prescritta dallo Statuto, si creano nell’amministrazione sociale due partite speciali e cioè:
- 1) Fondo di assicurazione cambi, costituito da 500 delle 1500 azioni sociali le quali si depositano presso un Istituto bancario di Milano a difesa dell’esercizio. Il fondo assume la garanzia dello scoperto in carta esistente a Buenos Ayres il 31 dicembre 1890 ossia si dichiara debitore verso la società E. Dell’Acqua e C. di scudi oro 217.689,37 e creditore di scudi carta 501.142,05 senza corresponsione reciproca di interessi. A carico del fondo saranno gli utili e le perdite risultanti dal movimento di compra-vendita dell’oro. Le azioni depositate non perdono i diritti delle altre azioni in circolazione e nemmeno il diritto al dividendo annuo. La loro garanzia è limitata alla somma capitale; vale a dire che all’epoca dello scioglimento della società la differenza di liquidazione al corso del cambio del giorno della somma garantita all’ultimo bilancio andrà a favore od a svantaggio del fondo di assicurazione.
- 2) Per svincolare le azioni costituenti il fondo di assicurazione cambi si crea il Fondo di riserva Cambi costituito dallo stanziamento annuo del 25% degli utili netti della gestione di Buenos Ayres. Dopo l’approvazione di ogni bilancio annuale si restituiscono ai soci le azioni depositate fino a concorrenza della somma pagata al Fondo di riserva cambi e nella proporzione delle azioni depositate da ciascun socio e mediante estrazione a sorte per le somme non repartibili. Il Fondo di assicurazione cambi cesserà di esistere e le residue azioni saranno restituite ai proprietari, quando il fondo riserva cambi avrà raggiunto le 300 mila lire e la situazione del Fondo di Assicurazione presenterà il pareggio liquidando la Carta al corso del cambio nel giorno del Bilancio.
Con queste disposizioni sostanzialmente si divide il capitale sociale in due categorie: l’una, la più forte, di 1 milione unicamente legata alle transazioni commerciali di esportazione di merci; l’altra di 500 mila lire destinata a subire le alee delle operazioni di Borsa che sono volute dalla natura stessa del commercio di Buenos Ayres ed a cui tutti, volenti o nolenti, si devono assoggettare. Non è possibile determinare gli utili e le perdite dell’esercizio sino a che non sieno ben coperte tutte le partite suscettibili di variazione per le oscillazioni dell’aggio, oppure sino a che non si sia costituita una riserva sufficiente per far fronte alle eventuali successive oscillazioni. La liquidazione dello scoperto in carta al corso del cambio del giorno della chiusura del Bilancio è una liquidazione fittizia ed anche ingiusta perché può dar luogo a perdite od a guadagni occasionalmente determinati dal corso del cambio del giorno stesso, perdite o guadagni che potranno scomparire, aumentare o diminuire in seguito indipendentemente dalla bontà delle operazioni commerciali compiute.
Siccome la Società può ottenere dei guadagni o subire delle perdite per due cagioni, le operazioni commerciali e le oscillazioni d’aggio, cosi è amministrativamente opportuno dividere il capitale in due parti di cui l’una fruisca dei vantaggi sicuri delle operazioni di esportazione e l’altra subisca le eventuali perdite o goda dei non improbabili guadagni derivanti dalle oscillazioni dell’aggio. Si eviterà in tal modo di distribuire un anno un dividendo non derivato dal lavoro serio compiuto dalla casa, ma dalle capricciose ondulazioni favorevoli dell’aggio; e non si correrà il pericolo di non poter distribuire alcun dividendo soltanto perché un rialzo del cambio ha distrutto in un momento (e forse anche solo per un momento) i frutti del lavoro paziente di un anno intiero.
E ciò produrrà un altro risultato benefico: di dare un valore stabile e costante alle azioni della Società. Le azioni della Società non erano negoziabili al momento della proposta del Dell’Acqua perché nessuno poteva essere persuaso della attendibilità delle cifre esposte nel Bilancio sociale di fronte agli enormi e continui sbalzi di valore della moneta argentina. Ora, ragionava il Dell’Acqua, «quando si saprà che abbiamo ritirato dalla circolazione una quantità di azioni superiore alla perdita che produrrebbe un’immediata liquidazione dello scoperto anche se l’aggio oltrepassasse il 400, quando sarà noto che le azioni messe in giro non solo rappresentano vera e solida attività, ma che hanno prospettiva di lucrosi dividendi perché un baluardo di azioni, sopportando da solo le eventualità delle oscillazioni d’aggio, le difende dall’unico pericolo del nostro commercio, allora vedremo i nostri titoli ricercati anche da chi in oggi dimostra la maggior paura. Questo fatto della valorizzazione dei titoli deve avere per noi grandissima importanza non solo perché risponde allo spirito ed al carattere delle Società per azioni, ma per la relazione diretta che ha il valore del titolo col credito complessivo della Società. D’altra parte, ammesso che i nostri soci non abbiano bisogno di vendere le nostre azioni, è certo che tutti saranno ben contenti di avere nelle casse un valore realizzabile in qualsiasi epoca anziché un titolo rappresentativo di reddito conosciuto solo dai pochi interessati nell’impresa».
Neanche questa volta le proposte del Dell’Acqua furono accolte dagli azionisti. Ma il germe fecondo che in esse era contenuto non andò smarrito. Nella sostanza, ciò che ivi si proponeva, era la costituzione di un fondo di riserva contro le oscillazioni dell’aggio. Siccome la Casa non possedeva allora un vero fondo di riserva, così si proponeva di convertire in riserva un terzo del capitale sociale, salvo a liberare gradatamente il capitale vincolato mediante un prelievo del 25 per cento sugli utili annui.
Se la conversione del terzo del capitale sociale in fondo di riserva non fu approvata, rimase l’idea di costituire un fondo di riserva. E questa idea fu potuta attuare in breve volgere di anni per una serie di circostanze propizie e di vittorie sudate le quali cambiarono fondamentalmente le sorti della Società.
I conati incessanti ed infruttuosi finora descritti sono l’indice di una intrapresa non ancora ben rassodata su cui le violenti oscillazioni del corso del cambio fra l’America e l’Italia possono esercitare un’influenza letale.
Il segno più evidente del prosperare di un’azienda commerciale nei paesi nuovi, si ha quando i suoi direttori non sono in preda ad ansie continue per la parte puramente finanziaria e monetaria. Una casa solida non ha nessuna ragione di paventare le oscillazioni nel dislivello fra i tipi monetari dei paesi fra cui traffica, perché essa può assicurarsi correntemente contro di esse mercé le operazioni di copertura descritte in principio del presente capitolo.
Tutte le combinazioni proposte dal Dell’Acqua per riparare ai malanni dell’aggio avevano per iscopo di sostituire al mezzo più naturale di copertura dei sostitutivi felicemente immaginati per ovviare alla deficienza di credito la quale impediva di assicurarsi colla compra di rimesse in oro a scadenza. Per fortuna le cose andavano rapidamente migliorando; nel 1890 e nel 1891, epoca a cui rimontano i tentativi ora provati, si gittano le basi di un largo movimento d’affari che nel 1892 doveva condurre a guadagni così notevoli da procurare un larghissimo credito ed una illimitata fiducia nella solvibilità della casa. Coll’aprirsi degli sportelli delle banche e col costituirsi di un forte fondo di riserva la assicurazione contro i rischi delle oscillazioni dei cambi che prima era stata feconda di tanti disegni complicati ed ingegnosi e di tante tormentose incertezze si tramutava in una operazione facile e quasi irrilevante. Vedremo in seguito quale sia il cangiamento di tono di Enrico Dell’Acqua a proposito delle oscillazioni di aggio, tono che abbiamo ora veduto ansioso e meditativo; ma prima esponiamo le vicende che condussero a questo cambiamento di tono.
[1] Veramente la casa compera in carta italiana e deve sopportare quindi i due rischi delle oscillazioni in valore della carta italiana e delle oscillazioni della carta argentina; ma per non complicar troppo i calcoli si può supporre eliminato il rischio più leggero, ossia quello relativo alla carta italiana. La ipotesi non infirma punto i risultati a cui si giunge.