Attraverso i libri di economia, sociologia e contabilità
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 09/06/1914
Attraverso i libri di economia, sociologia e contabilità
«Corriere della sera», 9 giugno 1914
Il prof. Roberto Michele raccoglie in un volume della Biblioteca di Scienze sociali e politiche dell’editore Sandron (Milano-Palermo, 1914, di pagine VIII-832, prezzo L. 3) alcuni Saggi economico-statistici sulle classi popolari, che in parte avevano già veduto la luce su riviste italiane e straniere e si riveggono con piacere riuniti e rinfrescati. La Classe Operaia nella Scienza, l’uomo economico e la cooperazione, l’indebolimento dell’antica classe ed il sorgere di una classe media industriale moderna nei paesi di economia spiccatamente capitalistica, dilucidazioni sulla teoria dell’immiserimento proletario, la formazione dei centri d’affari meno abitati nelle città moderne della Germania, simultaneità dei tre termini, aumento della popolazione, crescenza dell’immigrazione e decrescenza dell’emigrazione in Germania: ecco gli argomenti di cui il Michels si occupa nei suoi saggi brillanti e spesso suggestivi e profondi. A differenza di tanti scritti di studiosi specialisti, questi saggi del M., pur trattando seriamente argomenti gravi, riescono ad interessare vivamente il lettore.
Curioso, ad es., il contrasto tra l’Inghilterra e la Germania, a proposito della formazione dei centri d’affari; tra Londra, in cui la popolazione della City fluttua tra un massimo di 364.051 abitanti di giorno e 19.657 di notte e le città tedesche, dove i centri si spopolano di abitanti permanenti ma la vita non si spegne del tutto, poiché la popolazione rimane nei caffè, ristoranti, teatri, ecc.
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Un dotto Manuale di storia del commercio ci ha fornito in due volumi (Torino, Lattes editore, 5 lire per volume) il prof. Arturo Segre. È opera questa la quale interessa non solo gli studenti delle scuole superiori di commercio, per cui la storia del commercio è materia di programma, ma tutte le persone colte, le quali vogliono formarsi un’idea compendiosa e nello stesso tempo sicura della storia economica dei principali paesi del mondo civile. Il Segre non è un semplice compilatore; ma, adusato alla ricerca diretta degli archivi, ha arricchito le sue pagine di molte nuove notizie, frutto di ricerche originali. Specie nella storia del commercio italiano questa caratteristica di originalità è spiccata; sicché l’opera del Segre ne acquista pregio particolarissimo.
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La Banca Commerciale italiana ha diffuso con signorile larghezza un suo bel volume di Cenni statistici sul movimento economico dell’Italia (Milano, non in vendita, 1914, un volume di pag. 310). Insieme con l’Annuario statistico ufficiale, ringiovanito dal Nitti e dal compianto Montemartini, ed all’Annuario L’Italia economica di Riccardo Bachi, edito dalla rivista «La Riforma Sociale», questo volumetto di cenni statistici della Banca Commerciale rappresenta quanto di meglio si abbia in Italia per tener dietro alle vicende dell’annata economica. L’Annuario statistico ufficiale, per necessità di cosa, è puramente tabellare; l’annuario del Bachi, ricchissimo di dati, tende a divenire, di anno in anno, sempre più descrittivo e critico, così che il lettore vi possa leggere non solo la storia in cifre dei fatti economici, ma anche la storia critica, in parole, degli avvenimenti. Questi della Banca Commerciale tengono una via di mezzo; ai dati statistici uniscono le indispensabili spiegazioni, senza commenti, in modo da dare un’idea precisa del movimento economico dell’Italia (popolazione, finanze dello Stato, della Provincia e del Comune, moneta, credito e previdenza, agricoltura, industria, trasporti e comunicazioni, commercio estero, prezzo delle merci e derrate). Il volume è riccamente adorno di grafici.
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Ottavio Cina raccoglie in un volume (Roma, Bernardo Lux; editore, pag. VIII-102, prezzo L. 2) alcuni articoli che si erano andati pubblicando nell’annata decorsa dall’Economista d’Italia. Il Cina è scrittore arguto e mordace. Egli dà scarso peso alla dottrina socialista, e ritiene invece assai importante studiare «come, per effetto di adattamenti opportunistici, la dottrina si vada via via alterando, modificando e deformando fino a divenire irriconoscibile e a sparire».
Secondo l’autore «importa seguire l’azione dei propagandisti passo passo, dalla stazione di partenza a quella di arrivo, per conoscere gli intendimenti che li muovono e la meta a cui agognano; perché, come i fatti valgono assai più delle parole, ha certo maggior importanza sapere quel che essi vogliono e fanno, e perché lo fanno, che non quello che essi dicono; ed importa poi, sopra tutto, vedere quali sono gli effetti morali ed economici della loro opera convulsionaria e sconvolgitrice».
Così concepito, il breve volumetto del Cina ha una certa parentela spirituale con un’opera di lunga lena, a cui in Italia forse la stampa quotidiana si occupò meno di quanto il libro non meritasse: voglio accennare a La Sociologia del partito politico nella democrazia moderna, dovuto all’autore dei Saggi dianzi ricordati, Roberto Michels (Torino, Unione tipografica editrice torinese, un volume di pag. XXXII-440, prezzo L. 6). Le differenze tra i due scritti sono invero grandissime: il Michels è un simpatizzante, anzi un antico membro del partito socialista tedesco, di cui egli fa una vivisezione mirabile e precisa, il Cina è un avversario dei socialisti italiani, di cui egli descrive le gesta, quasi fossero di commedia; il Michels ha fatto opera strettamente scientifica, mentre il Cina ha voluto dare una battaglia; il Michels studia il partito socialista, a guisa d’esempio caratteristico dei fenomeni generali a tutti i partiti; il C. non risparmia le accuse e gli assalti ai socialisti in nome di altre dottrine ed altri principi di cui è seguace. Le due opere si possono però avvicinare per un tratto comune: dal guardare cioè non ai credi, ai programmi, ai vangeli, ma ai fatti, alle azioni reali degli uomini che si fanno banditori di un programma. Rimane formidabile il quesito: che la vita politica sia davvero sempre e tutta una commedia e che il valore degli ideali sia nullo?
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Agostino Betti e Federico I. Weber pubblicano (coi tipi di La Stampa Commerciale, Milano, 1914, un volume legato in tela di pagine 738, prezzo L. 15) un poderoso Trattato di Banca e di Borsa, che è una guida preziosa per chi voglia conoscere l’organizzazione, le operazioni e la contabilità delle Banche di Credito ordinario in Italia. Gli autori che, per ragione dell’ufficio coperto, conoscono praticamente e minutamente il lavoro di banca, conducono il lettore attraverso i vari uffici di cassa, di controllo, di portafoglio, gli fanno conoscere che cosa sia ed a quali operazioni e scritturazioni dia luogo la cambiale, come si tengono i libri relativi; insegnano che cosa siano i conti correnti, i conti sociali, i depositi, il portafoglio estero, gli arbitraggi, l’ufficio titoli, cedole, merci, ecc., ecc. Non vi è operazione la quale non sia chiarita e spiegata praticamente, colla massima evidenza; si da rendere possibile e facile ad ogni impiegato di banca, direttore di sedi o succursali di banche importanti o di piccoli istituti locali di compiere operazioni che forse per la prima volta gli si presentano. Il volume è ricco di moduli, tabelle, esempi esplicativi, che lo rendono veramente utile a tutti coloro che partecipano o si apprestano a partecipare al lavoro di banca.
Diverso è il volumetto del prof. rag. Rodolfo Matteucci per i Bilanci delle anonime per quanto riguarda la forma (Milano, Sperling e Kupfer, un volume legato in tela di pagine XI-114, L. 4). Il Matteucci è stato impressionato, come lo sono tutti, dalla poca intelligibilità della maggior parte dei bilanci delle Società anonime, i quali agli occhi degli azionisti devono apparire misteriosi come i geroglifici egiziani. Egli vorrebbe sostituire alla forma consuetamente usata di bilanci, i quali appaiono sempre in pareggio ed in cui il patrimonio diventa una partita del passivo – logicamente, secondo le norme contabili, ma inesplicabilmente per la comune dei mortali – una forma più accessibile e semplice, la quale da un lato mettesse in evidenza il patrimonio netto delle Società, e dall’altro decomponesse questo patrimonio netto nelle diverse partite di capitale, di riserve, con l’aggiunta degli utili netti e con la deduzione delle perdite d’esercizio. Il tentativo è degno di attento studio da parte degli amministratori delle anonime. Il Matteucci scrive chiaro, con calore e con vigoria di argomentazioni sensate.