Ammonimenti
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 02/12/1920
Ammonimenti
«Corriere della Sera», 2 dicembre 1920
Ritorniamo sulla bella trovata dell’on. Chiossi. È proprio vero, come affermano i socialisti i quali vorrebbero ridurre o abolire il debito pubblico, che questo sia detenuto da arricchiti di guerra, da gente che ha speculato sul sangue e sulla carne straziata dei soldati, ecc. ecc.? Sfacciate menzogne, non credute neppure da coloro che le mettono in giro. Industriali e speculatori non posseggono affatto vecchia rendita 3.50% e pochissimo nuovo consolidato 5%. Molti ne hanno sottoscritto, per senso del dovere e per consigli del Governo, somme ingenti; ma sono stati costretti a venderlo, per procacciarsi il capitale necessario a far le paghe, a comperare materia prima, a far andare innanzi il negozio. I titoli di debito pubblico sono in grandissima parte posseduti da piccoli e medi risparmiatori, dalla borghesia che ha lavorato ed economizzato. Essi sono venuti in aiuto allo Stato nell’ora del maggior bisogno. Essi sono già stati danneggiati perché hanno imprestato denaro quando esso era alla pari o meno svalutato d’adesso e ricevono gli interessi in moneta svalutata. Ridurre ancora gli interessi sarebbe ingiustizia somma. Sarebbero i disertori del tesoro, quelli che hanno mangiato e bevuto senza curarsi del paese, che prenderebbero il sopravvento sui risparmiatori, sui sostegni veri dello Stato.