Ammonimenti
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 11/02/1920
Ammonimenti
«Corriere della Sera», 11 febbraio 1920
Siamo nella stagione di carnevale; e sebbene le mascherate pubbliche siano fortunatamente ancora vietate, troppi sprechi in alto e in basso, si vedono con rammarico. Anche colui che non abbia affatto voglia di fare il profeta di sventura ed il predicatore al deserto della virtù dell’astinenza deve riflettere quanto meglio farebbero gli uomini a mettere un po’ più di coerenza tra le parole ed i fatti.
V’ha gente stolida arricchita di fresco , la quale tuttodì si lamenta degli sprechi degli operai e poi dà pessimo esempio di gozzoviglie, di feste e di vestiti e gioie inutili, quasi invitando le forze della distruzione all’assalto di una società che a torto alcuni esempi fanno apparire
putrida.
V’hanno operai, i quali si lamentano delle misere paghe e del caro – vivere ed affollano le bettole, i cinematografi, i divertimenti senza senso e fanno a gara cogli arricchiti nell’acquisto delle vivande più scelte. Costoro dovrebbero avere vergogna di sé e specchiarsi nell’esempio degli uomini laboriosi, probi, amanti della famiglia e dei divertimenti sani che si vedono nella loro propria classe. Chi è che gode della felicità maggiore? Colui che ha sprecato in pellicce e gioie un patrimonio o colui che ha sottoscritto 100 mila lire al sesto prestito nazionale? L’operaio che al lunedì ha la testa greve e vede la casa mal governata in disordine o il suo compagno che può con piacere riflettere di aver messo da parte una cartella da 100 lire, la quale potrà alla moglie od ai figli suoi riuscire di grande utilità nell’ora del bisogno.