Ammonimenti
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 07/11/1919
Ammonimenti
«Corriere della Sera», 7 novembre 1919
Una leggenda fatta correre sui giornali socialisti è che le difficoltà del regime comunista in Russia siano dovute al blocco opposto dall’Intesa e alla impossibilità di commerciare con l’estero. È una leggenda ed una singolare contorsione della verità. Sono i comunisti russi, i quali cominciarono a bandire la guerra santa proletaria contro le nazioni capitalistiche; ad annullare i debiti verso gli stranieri, nazionalizzare, senza compenso, le imprese possedute da questi ultimi. Siccome si dovettero, dopo un po’ di tempo, accorgere che era stravagante pretendere di avere rapporti commerciali con coloro che si sarebbero volentieri rovinati, derubati, sbeffeggiati e, magari, soppressi, così i comunisti russi si indussero a dichiarare di essere pronti a riconoscere i debiti esteri e ad indennizzare gli stranieri espropriati. Ma bastano queste «dichiarazioni» per ottenere che il commercio estero riprenda? Evidentemente no. Oggi la Francia e l’Italia possono o potranno commerciare con l’Inghilterra e sovra tutto con gli Stati Uniti solo perché meritano «credito». L’Europa continentale civile può commerciare perché trova privati, banche, industriali americani disposti a vendere 10 ritirando in cambio solo 2 ed aspettando di essere pagati degli altri 8 in avvenire. Solo così può avvenire la ricostituzione economica dei paesi belligeranti europei. Solo inspirando «fiducia» essi possono ottenere «a prestito» il carbone, le materie prime, le macchine per la ripresa di una vita normale. La Russia bolscevica pretenderebbe fosse tolto il blocco – e con ciò poco avrebbe ottenuto – : ma pretenderebbe inoltre che noi le vendessimo «a credito» carbone, ferro, acciaio, cotone, lana, ecc., così come fa l’America alla Francia, all’Italia ed alla Germania. Ed accusa le nazioni capitalistiche di essere esse in colpa se, non concedendole questo credito, il suo sperimento comunista non fa buona riuscita. Logica curiosissima ed accusa ingiusta. Non vale infatti che la Russia prometta di rimborsare i mutui fattile col provento delle sue miniere, delle sue foreste, delle sue terre. Per ora tutto ciò non esiste se non in «potenza»; né potrà convertirsi in ricchezza permutabile, se non ci sia un regime economico capace di utilizzare le ricchezze naturali. Ed in qualunque regime economico, anche quello comunista, deve, alla pari di una qualunque azienda, meritarsi il credito che desidera. Forse che il banchiere impresta denari ad un qualunque Tizio che si presenta con un bel progetto da mettere in esecuzione coi denari altrui? Tizio non otterrà un soldo da nessuna persona sana di mente prima di aver dato prove della sua onestà, della sua capacità industriale, della sua solvibilità. La Russia bolscevica, fallita, insolvente, nemica in principio del risparmio privato e dell’organizzazione bancaria ed industriale occidentale pretende di aver credito dai suoi danneggiati ed accusa costoro di impedire il suo sperimento comunista se non condiscendono subito ai suoi desideri! Se un giovane industriale alle sue prime prove parlasse in questo modo, sarebbe messo alla porta da tutti i banchieri a cui si rivolgesse e bene a ragione; che da lui nulla di buono si potrebbe sperare. Così è della Russia bolscevica. Faccia prima il suo sperimento.
Se la sbrighi con gli altri Governi russi che le contendono il potere. Dimostri di essere capace di organizzare un Governo serio e civile. Se il suo sperimento riuscirà, troverà credito con una facilità sorprendente. Nessun banchiere le chiederà la fede di battesimo antisocialista. Prima d’allora far credito e riannodare rapporti commerciali con la Russia bolscevica sarebbe pura follia. Ma si può essere sicuri che una Russia capace di un Governo serio e civile, con una economia ordinata sarebbe di fatto, se non di nome, ben diversa da un paese comunista e rassomiglierebbe curiosamente ai detestati paesi «capitalistici» dell’Occidente. Per ora nessuna «luce» viene dall’Oriente che sia capace di rigenerare il mondo.