A proposito di un commento alla relazione sul disegno di legge per la cabala assicurativa
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 01/10/1911
A proposito di un commento alla relazione sul disegno di legge per la cabala assicurativa
«La Riforma Sociale», ottobre-novembre 1911, pp. 713
Mi avvedo, rileggendola stampata, che la nota da me apposta all’articolo del dott. G. Rocca: Tabella di mortalità e calcolo utili del futuro monopolio delle assicurazioni vita (Riforma Sociale, fascicolo di luglio/agosto/settembre 1991, pag. 515) è scritta in tono iracondo ed è perciò in parte ingiusta.
- 1. Ciò che avevo voluto dire è che la relazione al disegno di legge pel monopolio è un documento deplorevole di leggerezza, di contorcimento di cose aventi un significato certo ad altri e non veri significati, di dimenticanze su punti essenziali, ecc. Peggio di così, quella relazione non avrebbe potuto essere compilata; e non fa davvero onore, anzi fa danno, nell’opinione mia, alla reputazione scientifica di chi la compilò.
Naturalmente questa mia opinione potrà magari essere erronea; e sarà vero invece che quelli che sono stati cagione di scredito scientifico per chi li scrisse furono gli articoli che pubblicai, qui ed altrove, contro il monopolio. Non io certo mi adonterò di tale giudizio. A che gioverebbe il liberismo, se non consentisse sovratutto pienissima libertà di giudizio, anche qui stesso, contro i compilatori della Rivista?
- 2. Ciò che non avevo voluto dire e ciò che mi dolgo asprissimamente le mie parole possono aver significato – contrariamente alle mie intenzioni – agli occhi altrui, si è che quelle leggerezze, quei contorcimenti, quelle dimenticanze di cui sopra siano state commesse artatamente e contro coscienza. Per affermare ciò avrei dovuto conoscere di certa scienza la persona o le persone che attesero alla compilazione del deplorato documento, e poterne comparare le idee personali con quelle espresse nella relazione.
Non avendo io nessun argomento per ritenere che tra le une e le altre vi sia contraddizione, non volevo e non potevo esprimere un biasimo morale che sarebbe stato ingiustificato[i]. Se le parole scritte significarono altrimenti, ciò fu a torto e fu dovuto all’impeto della passione che mi agitava e mi agita sempre quando scrivo di questioni vive, passione che quasi sempre comprimo, ma pur talvolta esce fuori nei modi più inopinati.
[i] Tanto meno potrei esprimere un tale biasimo ora che, per comunicazione avuta in seguito alla pubblicazione del precedente fascicolo della Rivista, potei conoscere con sicurezza il nome di chi attese alla compilazione del predetto documento (16 agosto 1911).