Per un rendiconto patrimoniale. Dopo il discorso Sonnino
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 16/02/1914
Per un rendiconto patrimoniale. Dopo il discorso Sonnino
«Corriere della Sera», 16 febbraio 1914
Cronache economiche e politiche di un trentennio (1893-1925), vol.III, Einaudi, Torino, 1960, pp. 624-627
L’on. Sonnino col suo forte discorso ha dimostrato ampiamente una tesi notabile: i dati contenuti nella esposizione finanziaria dell’on. Tedesco sono veridici e consentono di formarsi un’idea precisa sui risultati dell’esercizio finanziario 1912 – 13. Se però le premesse intorno ai concetti di disavanzo od avanzo tacitamente assunte dall’on. Tedesco, permettono a lui di annunciare un avanzo di 111 milioni, altre premesse, forse non squisitamente perfette dal punto di vista dottrinale ma inspirate a buon senso, conducono a ritenere che l’esercizio si sia chiuso, astrazion fatta dalla Libia, con un disavanzo di 57,6 milioni, ovvero, non volendo includere nelle spese effettive i 50 milioni di costruzioni ferroviarie, con un disavanzo di 7,6 milioni di lire.
Poiché la confusione delle lingue in materia contabile proviene non dai dati e dalle cifre dei rendiconti, che sono esatti, ma dal diverso modo di ragionare intorno alle medesime cifre ed agli stessi dati, è opportuno invocare un accordo intorno ai modi di tenere la pubblica contabilità; e si chiede si mettano in chiaro tutti quegli elementi, che in questi ultimi anni sono intervenutl a rendere impossibile la comparazione dei dati ed aggrovigliati i rapporti tra bilanci e conti del tesoro.
Con alta, competentissima parola, quale poteva attendersi da colui che ha il vanto di aver pronunciato l’esposizione finanziaria del 21 febbraio 1894, l’on. Sonnino ha richiamato governo e parlamento alla necessità di palesare schiettamente, nudamente la situazione finanziaria e di discuterla in modo aperto e chiaro. Ricordiamo alcune frasi che l’on. Sonnino rivolgeva alla camera quel giorno, 21 febbraio 1894:
Sono quindici anni in cui con belle frasi, fidandosi nell’alchimia del credito, si sono sperperati milioni e miliardi presi a prestito, in spese improduttive o di lenta o di scarsa produzione; sono quindici anni nei quali, con la fantasmagoria dei conti speciali e delle logomachie contabili, il parlamento ha illuso se stesso e gli altri sulla solidità del pareggio del bilancio dello stato e sulla prospettiva di miglioramenti nell’avvenire; ed intanto crescevano con moto costante e continuo le cifre degli oneri patrimoniali per il servizio del debito. Signori… Urge pareggiare il bilancio ed arrestarci risolutamente sulla via del progressivo indebitamento dello stato.
Per fortuna, oggi non siamo giunti al punto che si debbano ripetere le lugubri e sane avvertenze di vent’anni fa. Non da quindici anni, ma da molti meno, blandamente ed inavvertitamente da prima e più intensamente dappoi si sono abbandonate le antiche norme che l’esperienza aveva insegnato doversi seguire. Non per un fine piccolo ed illusorio; ma per un fine che fu voluto, quando l’impresa di Libia si iniziava e proseguiva, dalla quasi totalità degli italiani, si sono contratti impegni finanziari che già superano il miliardo e 200 milioni e non tarderanno a giungere al miliardo e mezzo. Appunto perciò, è urgente che il male dell’oscurità finanziaria non cresca e non ci conduca a una situazione simile a quella descritta nella esposizione memoranda del 1894.
L’on. Sonnino ha dimostrato:
che col sistema delle anticipazioni di spese spettanti agli esercizi futuri si instaura l’avanzo girante e moltiplicantesi per riproduzione spontanea, come nella favola evangelica dei pani e dei pesci; che col sistema delle assegnazioni di spese sull’avanzo si possono far comparire avanzi grandi quanto piaccia al ministro del tesoro;
che col metodo dello spezzamento delle spese in tante annualità si accendono debiti latenti col tesoro, colla Cassa depositi e prestiti, con i comuni, con i consorzi, con le compagnie ferroviarie concessionarie;
che in tal modo nasce nel parlamento e nel popolo l’illusione pessima fra tutte, che è l’illusione della ricchezza, la quale spinge a far nuove spese, acuisce gli appetiti e rende impotenti i governi a resistere al clamore degli interessi piccoli e particolari, i quali traggono a rovina i bilanci meglio costrutti.
Perciò, ora che non v’è più alcun pericolo a chiarire la situazione finanziaria dello stato, urge che a questo chiarimento si dia opera, urge ricostruire i bilanci ed i conti patrimoniali in guisa che essi inspirino, non solo per l’intrinseco contenuto, ma anche per la forma, fiducia all’universale.
Nei conti presentati dall’on. Tedesco sono contenuti tutti gli elementi per un giudizio sullo stato delle pubbliche finanze. Nessuno dubita della verità dei conti presentati dal governo. Occorre solo che essi sieno presentati in una forma, la cui verità rifulga altresì agli occhi di tutti. Occorre perciò:
che si rinunci al metodo, che disegni di legge recentissimi propongono invece di estendere, delle anticipazioni di spesa su esercizi venturi;
che si rinunci per sempre al metodo di gravare gli esercizi venturi per spese già compiute in passato o che si presume di compiere nell’esercizio in corso;
che si riducano al minimo possibile i conti correnti con il tesoro e con le casse diverse dello stato, liquidando la più parte dei conti passati e rinunciandovi per l’avvenire; e che, per conseguenza, si provveda ad una liquidazione generale di tutti gli impegni che per causa della guerra e di lavori pubblici si sono andati accumulando e che attendono di trovare sfogo negli esercizi venturi.
È un rendiconto patrimoniale quello di cui si ha massimamente bisogno nel momento presente; rendiconto il quale chiarisca quale è la massa complessiva delle somme spese ed impegnate finora e che non hanno trovato collocamento nei bilanci passati ed in quello in corso. Occorre che l’esercizio 1913 – 14 non lasci eredità di spese da liquidare agli esercizi venturi. O, meglio, importa che questa eredità passiva sia, in cifra esatta, nota e discussa. Solo così si potranno prendere a ragion veduta i provvedimenti opportuni a fortificare la nostra finanza; prestiti, imposte, economia. A ragione l’on. Salandra disse negli uffici, discutendosi l’omnibus finanziario Facta, che mancava il modo di giudicare intorno ad esso, poiché non esiste un calcolo del fabbisogno. Si chiedono cento milioni di nuove imposte; non si sa bene perché, mentre il consuntivo ultimo accusa un avanzo di 111 milioni. Tutti sono d’accordo che le imposte nuove sono necessarie; ma trattasi di accordo tra ciechi, i quali vedono scuro e cercano di premunirsi. Meglio sarebbe veder chiaro e giudicare, sulla base di una visione esatta e compiuta della realtà, la meta verso la quale si vuole andare.
Nessun danno si ebbe, quando per la prima volta, dopo anni di oscurità, in seguito ai pressanti inviti rivoltigli anche su queste colonne, l’on. Tedesco si decise il 31 dicembre 1913 a pubblicare il conto del tesoro in modo che si vedesse chiaro il significato della partita dei crediti diversi di tesoreria. Si sapeva che sotto quel nome si nascondevano crediti che non erano tali, perché erano crediti del tesoro verso le altre amministrazioni dello stato, ossia verso se stesso; ma solo al 31 dicembre 1913 si poté sapere che sui 707 milioni di crediti diversi, vi sono 373,5 milioni di crediti del tesoro verso i ministeri della guerra, della marina e delle colonie per le spese della Libia, e 136 milioni di crediti verso i ministeri della guerra, della marina e dei lavori pubblici per anticipi sui futuri esercizi. Ben fece l’on. Tedesco a mettere in luce questi fatti, togliendo così l’impressione volgare che il tesoro avesse circa mezzo miliardo di crediti verso terzi, che in realtà non sussistono. Ancor meglio opererà, quando, arrendendosi agli inviti che ormai gli vengono da uomini d’ogni parte, mossi unicamente dall’amor di patria, compirà una esposizione contabile evidente, semplice e persuasiva di tutti gli impegni passati e, chiarita così la situazione patrimoniale dello stato nel momento presente, consentirà che abbia luogo una discussione larga e profonda sui modi migliori di assidere il bilancio su basi le quali siano davvero granitiche, perché fondate sulla fiducia universale.