Ammonimenti
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 16/10/1920
Ammonimenti
«Corriere della Sera», 16 ottobre 1920
Due tra le categorie di impiegati dello Stato che danno luogo alle maggiori partite di disavanzo per il pubblico bilancio, i ferrovieri e i postelegrafonici dicono: «non è vero che noi siamo pagati più di prima. In sostanza i nostri salari e stipendi, anche quadruplicati, sono ancora inferiori a quelli che sarebbero se noi fossimo pagati con le cifre antiche, ma nella moneta vecchia, in lire vere di prima della guerra. Aumentate le tariffe, se volete fare scomparire il disavanzo. Ferrovie e poste costano agli utenti troppo poco, in proporzione al rialzo del prezzo di tutte le cose. Una balla di tessuti di kg. 100 del valore di 10.000 lire paga appena 26 lire di trasporto da Milano a Venezia. Le lettere sono aumentate appena da 15 a 25 centesimi».
Ed i ferrovieri e postelegrafonici «in principio» hanno ragione. Bisogna abolire il disavanzo di queste due aziende anche col rialzo delle tariffe. Ma ad una condizione. Che gli utenti, pagando di più, abbiano la sensazione di essere serviti almeno altrettanto bene e ad un costo reale (non monetario) non superiore a quello dell’anteguerra. Come si può persuadere l’utente della giustizia di vedere duplicate ancora le sue tariffe, quando egli sa che nel 1905 le società consegnarono allo Stato 13.000 km. di ferrovie con 90.000 agenti ed oggi, per un traffico non troppo superiore e non certamente maggiore di quello dell’anteguerra, e per 15.000 km., gli agenti sono divenuti 200.000? Quando sa che sui 40.000 avventizi, moltissimi furono ammessi tumultuariamente durante la guerra, ed oggi non sono più necessari, molti sono incapaci, taluni non hanno la fedina criminale pulita e non sono ultima causa dei furti che costano 60 milioni di lire all’anno allo Stato? Quando sente dire di abusi gravissimi derivanti dalla concessione di un anno di malattia con paga, per cui in certi posti il 20% dei ferrovieri si dà permanentemente ammalato per aver la paga e non far nulla od attendere ai proprii affari o fare il propagandista contro lo Stato? Quando sa che le 8 ore di lavoro significano nelle piccole stazioni, per i cantonieri ecc. l’ozio quasi totale ed uno spreco indicibile di mano d’opera?
Cessino i sindacati di prestare man forte e di incoraggiare simili dilapidazioni del denaro pubblico; potranno gli impiegati star meglio e si persuaderanno più facilmente gli utenti a pagare tariffe più elevate.