Opera Omnia Luigi Einaudi

Attraverso alla galleria degli italiani all’estero

Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 18/10/1898

Attraverso alla galleria degli italiani all’estero

«La Stampa», 18 ottobre 1898

 

 

 

Nelle mie precedenti rassegne su alcuni fra i fatti più caratteristici importanti della divisione Italiani all’estero ho dovuto necessariamente trascurare troppi espositori degni di lode e di menzione per la impossibilità di consacrare ad ognuno di essi un articolo speciale. Alle dimenticanze, spiegabili del resto in quanto le rassegne non aveano per iscopo di mettere in luce i meriti delle persone, ma di fare risaltare le prove della gloriosa espansione della nostra razza all’estero, cercherò ora di porre riparo con un rapido cenno riassuntivo.

 

 

Il Consorzio milanese pel commercio coll’Estremo Oriente è certo una delle iniziative maggiori del nostro paese, allo scopo di attivare una intensa corrente di traffici dell’Italia verso l’India, il Giappone ed i paesi circostanti. Il Consorzio espone con felice idea i campionari delle merci esportate dalle Case consorziate nell’Oriente. Industriali e commercianti dall’esame delle cose esposte e dalla lettura di un libro del Consorzio possono trarre opportuni ammaestramenti sulla utilità di inviare in quei luoghi lontani i prodotti delle proprie industrie. Il Consorzio milanese ha già avuto un imitatore: a Torino infatti è già sorta una Unione industriale italiana per il commercio d’esportazione, presieduta dal Martiny, la quale è destinata ad emulare con vantaggio del Piemonte e dell’Italia l’opera utilissima del Consorzio milanese.

 

 

L’on. Gavotti, i cui sistemi elettorali sono stati tanto severamente giudicati, ha però il merito di aver raccolto una collezione dei prodotti della regione Amazzonica del Brasile, di importanza davvero notevole. Dalle noci di cocco al cacao, dal caffè ad uno splendido campionario di legnami, dalla pianta di gomma elastica, l’oro vegetale del Brasile, al prodotto finito della medesima gomma elastica, dai lavori dei selvaggi alle mummie di guerrieri defunti, si trova nella esposizione del Gavotti raccolto tutto quello che può contribuire a dare un’idea della regione percorsa dal più imponente e grandioso fiume del mondo.

 

 

La Compagnia Italo-Svizzera, composta pel 98% di italiani e precisamente di piemontesi dei circondari di Asti, Alba e Mondovì e presieduta dall’egregio signor Rossi di Dogliani, manda i campioni dei vini prodotti nei suoi possedimenti della California. La colonia Asti è un vero paese tutto abitato da italiani, dove, su un territorio di parecchie migliaia di ettari, la Compagnia italo-svizzera ha iniziato coraggiosamente su ampia scala la coltivazione della vite e la fabbricazione del vino. Il successo ha coronato i suoi sforzi; ed ora la Compagnia può vantarsi di essere la più grande e rinomata produttrice di vini degli Stati Uniti. Il cav. Pelitti, industriale abile e fortunato a Carignano e nelle Indie, dove ha saputo elevarsi al grado di provveditore privilegiato della Casa vice-reale e della maggior parte dei principi e rajas indigeni, ha costrutto un padiglione indiano che è una vera meraviglia.

 

 

Chi vi entra, rimane sbalordito dallo splendore dei lavori indiani, raccolti con intelletto di artista dal Pelitti, ad incorniciare i prodotti delle sue fabbriche di Carignano, di Calcutta e di Simla. Il Chili, specialmente per gli sforzi perseveranti del conte Greppi e del cav. Sanguinetti, ha messo insieme una mostra collettiva interessante, la quale dimostra come nella confezione dei vini e dei liquori, nella coltivazione delle miniere ed in altre industrie gli italiani abbiano saputo acquistare una buona posizione.

 

 

Il Cazzavillon, operoso tipografo veneto, ha saputo impiantare a Bucarest uno stabilimento tipografico dal quale escono numerosi giornali, dall’Universul, il più diffuso giornale politico quotidiano della Rumenia, ai giornali letterari, di mode e di viaggi. Il Cazzavillon espone esemplari dei suoi giornali e dei libri da lui editi, alcuni dei quali dimostrano come egli cerchi di diffondere nella Rumenia la conoscenza delle gare classiche e scientifiche migliori dell’Italia. La signora Fossati, una italiana piena di iniziativa, stabilitasi a Vienna, seppe diffondervi l’uso dei fiori italiani, tanto che oramai per opera sua si è avviata dalla Liguria, dalla Toscana e dal Mezzogiorno una fortissima esportazione di fiori freschi verso Vienna, dove signoreggiano il mercato, ed a ragione, come si vede dalla splendida vetrina di fiori esposta dalla Fossati nella galleria degli italiani all’estero.

 

 

Il cav. Parvis non ha bisogno di una lunga presentazione: tutti hanno certamente esaminato il padiglione del Parvis, dove sono raccolti tanti e così artistici mobili ed oggetti in legno, in avorio, in argento, in bronzo incrostato d’argento, fatti in istile egiziano antico, risuscitato dal nostro connazionale con un sentimento storico ed artistico veramente squisito. I mobili e gli oggetti del Parvis sono noti ed apprezzatissimi da tutti gli stranieri che visitano Cairo d’Egitto, ed è a sperarsi che d’ora innanzi gli italiani che visitano l’Egitto vorranno non dimenticarsi che là vive e lavora un loro connazionale che fa grande onore al nome ed all’arte italiana. Pure nell’Egitto vive il Galletti, piemontese anch’egli, con Case ad Alessandria ed al Cairo. Il Galletti può vantarsi di possedere la più grande Casa chimica e farmaceutica dell’intero Egitto. Da lui si provvedono i Corpi morali più importanti e le farmacie dell’interno. Ma quello che è più notevole è lo spirito di italianità che anima il Galletti nella direzione della sua industria.

 

 

Malgrado che sui mercati locali le specialità richieste siano quasi totalmente inglesi o germaniche ed egli non si possa esimere dall’ordinarle colà dove lo impongono i gusti dei suoi clienti, pure i suoi sforzi più intensi sono rivolti ad acclimatare nell’Egitto i prodotti farmaceutici italiani, di cui nell’ultimo decennio importò per più di mezzo milione di lire. Si aggiunga che il suo personale numeroso è in maggioranza italiano, che i figli suoi, come quelli del Parvis, del Pelitti e di altri, furono inviati tutti in Italia a studiare, e si avrà un’idea dell’influenza benefica esercitata dalla formazione di nuclei italiani all’estero sulla prosperità delle industrie, dei commerci e delle culture nella madre patria.

 

 

Nella mostra argentina sono così numerosi e valorosi gli espositori che sarebbe necessario ricordarli tutti; mi basterà, a scopo di brevità e senza intenzione di voler far torto agli altri, tributare la dovuta lode alla splendida vetrina della Casa Dellachà, la massima produttrice di cappelli dell’America latina, alla splendida cassaforte del Vetere, un industriale ingegnoso e valentissimo, degno di nota anche per le sue serrature perfezionate, alla Ditta Testoni e Chiesa, che smercia nell’Argentina la più gran parte dei sigari e sigarette ivi consumate.

 

 

La Camera di commercio di Buenos Ayres si è resa particolarmente benemerita pel suo campionario di lane e di grani, con indicazione della qualità, del peso e del prezzo, nell’utile intento di promuovere diretti rapporti commerciali fra l’Argentina e l’Italia, sottraendo così le due nazioni all’egemonia dei grandi mercati esteri. Un campionario pregevolissimo di grani espone anche il signor Guazzone, un piemontese, il quale ha saputo, col lavoro e colla intraprendenza abile e coraggiosa, elevarsi sino al punto di essere chiamato il re del grano (rey del trigo).

 

 

Non la finirei più se dovessi parlare di tutti coloro che in un modo o nell’altro hanno degnamente contribuito alla mostra degli Italiani all’estero; e faccio punto, augurando, alla fine di queste inadeguate rassegne, che giunga finalmente il momento in cui le classi dirigenti della madre patria abbiano la coscienza dei propri doveri verso le torme immense di gente che, spinte dalla miseria, abbandonando i nostri lidi per andare a creare in paesi lontani delle libere colonie, da cui ci vengono tanti, e così ingiustamente ignorati, esempi di lavoro perseverante, di intraprendenza audace, di ricchezze acquistate col sudore della fronte e colla genialità industriale e commerciale e di vivo e profondo sentimento di italianità.

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