Intorno alla questione sociale
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 26/08/1899
Intorno alla questione sociale
«La Stampa», 26 agosto 1899
Nell’interesse con che l’opinione pubblica si occupa di certi argomenti vi sono dei corsi e ricorsi.
L’anno scorso in Italia, dopo i tumulti, tutti si occupavano di problemi interessanti il pane quotidiano, il lato materiale della vita. Oggi, che le colonne dei giornali riboccano di particolari sul processo di Rennes, un problema umano e spirituale di giustizia e di verità affatica tutte le menti.
Eppure, mentre i lettori pendono dalla Francia e le dispute si accendono vivaci, ed i falsi si succedono ai falsi, e masse umane tumultuano per le vie pro o contro l’antisemitismo, gli studiosi e gli scienziati seguitano ad occuparsi della questione sociale e nuovi grossi volumi vengono ad accrescere quel patrimonio intellettuale, dal quale ripiglierà alimento l’opinione pubblica quando l’onda della storia sarà passata sul processo Dreyfus, e, dopo risoluti i problemi di verità e di giustizia, si riaffacceranno, chiedendo anch’essi una soluzione, i problemi relativi al benessere materiale delle umane genti.
A questa strana vicenda di corsi e di ricorsi io pensavo sfogliando i volumi di due biblioteche di scienze economiche che si pubblicano in Italia. Sono libri serii e gravi, dove molto c’è da imparare e dove si trovano discussi in forma scientifica alcuni dei problemi più gravi che travagliano l’età moderna.
Più antica ed avente tradizioni onorate e gloriose è la Biblioteca dell’Economista, iniziata quasi mezzo secolo fa quando Torino era la città santa a cui pellegrinavano tutte le menti più elevate d’Italia. Fu diretta dal Nestore e duce sovrano degli economisti italiani, Francesco Ferrara. Seguendone le orme con intelletto di amore, il Boccardo, direttore della terza serie, ed il Cognetti, direttore della quarta ed attuale serie, seppero conservare alla Biblioteca dell’Economista il carattere di una vera e propria istituzione nazionale invidiataci da molti stranieri. Due libri sono stati pubblicati recentemente in questa Biblioteca, i quali meritano speciale attenzione, perché trattano appunto, da un diverso punto di vista, della questione sociale[1]. Il primo di questi due volumi, quello dello Spencer, ora tradotto per la prima volta in italiano, è il coronamento finale della lunga e grandiosa costruzione dell’insigne filosofo inglese.
In esso è delineata la struttura professionale ed industriale della società moderna ed è indicato come sia complesso il funzionamento della vita economica e da quali coefficienti discenda la sua prosperità e la sua grandezza.
Nel secondo scritto, di cui è uscita la prima parte, il Cognetti, con metodo veramente positivo ed efficace, indica quale sia la posizione della mano d’opera nell’attuale ordinamento economico. Ambedue le opere, la prima colla continua dimostrazione dei benefici della libertà di industria e dello spirito di intraprendenza individuale, la seconda colla illustrazione fine della disparità fra lavoro esecutivo e lavoro direttivo servono a mettere in chiaro la necessità di un ordinamento sociale nel quale non sia soffocata la intraprendenza individuale e sia dato il massimo elaterio al lavoro di intrapresa, ossia, come bene si esprime il secondo scrittore ora citato, a quel lavoro che attira nell’orbita degli interessi economici la materia organica ed inorganica e le energie fisiche e sociali coordinandone l’adattamento agli scopi particolari delle singole aziende agrarie, industriali, commerciali, ecc.
Diverso carattere ha la Biblioteca di Storia Economica (Milano, Società editrice libraria), iniziata appena ora dal prof. Vilfredo Pareto e dal prof. Ciccotti, liberista l’uno e socialista l’altro. La stessa disparità di vedute dei due collaboratori ha fatto si che nella scelta delle opere si sia esercitata una scelta oculata ed imparziale, in modo che, ad esempio, non preponderino le opere scritte secondo i criteri del materialismo storico, di cui il secondo dei due scrittori sembra seguace.
Uno dei caratteri della nostra età è la febbre intensa di analisi e di ricerca che ci tormenta. Di ogni cosa che esiste noi vogliamo conoscere la causa e le vicende attraversate nel passato. La Biblioteca di Storia Economica ha appunto per iscopo, con una serie di volumi dei più noti e reputati economisti storici, di spiegarci attraverso all’Antichità, al Medio Evo ed ai Tempi moderni la formazione della società economica contemporanea. I primi fascicoli usciti sono arra sicura che la pubblicazione raggiungerà molto bene il suo scopo.
In questo modo l’Italia non avrà più nulla ad invidiare alle altre nazioni; ed anzi il pubblico straniero dovrà invidiare a noi il possesso di due magnifiche raccolte, delle quali l’una ha per iscopo di delineare la struttura attuale del mondo economico, e l’altra il modo lento e graduale con cui l’attuale società si è formata nei secoli. La prima raccolta giova a far vedere come altre nazioni più progredite di noi abbiano risolto certi problemi sociali che su di noi incombono tuttora. La seconda serve a dimostrarci come nessuna questione stia dinanzi a noi, la quale non si sia presentata già ai nostri antenati e coll’ammaestramento della storia, ci preserva dal commettere gli stessi errori che nel passato si commisero.
Io spero che, appena le questioni sociali ridiventeranno d’attualità e sarà sopita l’eco del processo Dreyfus, gli italiani vorranno ricorrere alla Biblioteca dell’Economista ed alla Biblioteca di Storia Economica, per avere idee chiare e precise sul problema apparentemente volgare, ma sempre interessante della nostra esistenza materiale.
Troppo spesso i lettori italiani che si dilettano di simili argomenti sono stati ingannati da una merce libraria scadente e priva di qualsiasi valore scientifico, troppo spesso essi hanno scambiato i ciarlatani per gli scienziati, i venditori di ricette a buon mercato per gli indagatori sereni che non possono certo promettere la felicità e l’abbondanza a tutti gli umani, perché io non sia lieto di additare loro queste due raccolte, dove possono essere sicuri di imparare verità scientificamente assodate e non ciarle tribunizie, malizie di politicanti o metodi di sfruttamento della ignoranza o della borsa degli altri.
[1] Biblioteca dell’Economista: ERBERTO SPENCER: Principii di sociologia. Istituzioni professionali ed industriali. – COGNETTI DE MARTIIS: La mano d’opera nel sistema economico. – Torino, Unione Tipografico-Editrice, 1899.