La fine della guerra cinese?
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 23/10/1900
La fine della guerra cinese?
«La Stampa», 23 ottobre 1900
I telegrammi annunciano che la guerra cinese sta davvero per finire. Il generale Waldersee, non appena giunto, si prepara di già a ripartire per l’Europa, considerando finita la sua missione.
Ieri, commentando il trionfo della politica della porta aperta, noi ci rallegravamo di una soluzione così consona agli interessi della civiltà ed agli interessi dell’Italia in particolare. Oggi non possiamo non augurarci che siano vere le previsioni di una prossima fine della lotta che si combatte attorno alla capitale cinese.
In verità le cose sono bene incamminate verso una soluzione pacifica. La nota anglo-tedesca ha fatto fare un gran passo verso lo scioglimento del problema che inquietava le nostre diplomazie ed anche le nostre borse. Ma se una fine pacifica e dignitosa del conflitto sembra oramai probabilissima, dubitiamo ancora che questa fine sia molto prossima, come taluni credono, e che i generali europei possano senz’altro imbarcarsi insieme colle loro truppe per l’Europa.
Noi non sappiamo invero quali siano le proposte concrete che le nazioni europee vorranno fare alla Cina per la tutela dei loro interessi; e, per quanto i negoziatori cinesi possano sentirsi rassicurati dalle promesse delle Potenze di non ambire conquiste territoriali, sono troppo note la proverbiale lentezza e le tergiversazioni cavillose dei diplomatici gialli per sperare che in breve tempo si possa stabilire un accordo definitivo. Fino a quel momento, ed anzi, fino a che non si siano ottenute garanzie sufficienti perché l’accordo sia rispettato, sarebbe imprudente ritirare una parte del Corpo di occupazione militare.
D’altra parte non tutte le Potenze hanno aderito alla Nota anglo-tedesca. Se di alcune, come l’Italia e gli Stati Uniti, sembra indubbia la pronta accettazione, di altre, come la Francia e la Russia, è incerto il contegno. La Russia, specialmente, ha sempre protestato bensì di aver mire esclusivamente pacifiche; ma nel tempo stesso gravi sospetti sono sorti a più riprese sugli scopi delle sue operazioni militari nella Manciuria. Vorrà essa piegarsi dinanzi all’ultimatum anglo-tedesco o non cercherà di suscitare, mercé le sue larghe aderenze locali, difficoltà nuove alla politica delle Potenze alleate?
Tutti questi dubbi ci inducono a non ritenere come un fatto già compiuto la fine del conflitto cinese; quantunque sia probabile che a poco a poco le difficoltà saranno superate, i punti oscuri chiariti e risoluta ogni questione.
Gli effetti della fine di questa guerra lontana o costosa non saranno poco rilevanti. Quelle che ne sentiranno più sollievo, dopo i diplomatici ed i Gabinetti di Stato, saranno le Borse, sovratutto perché la fine della guerra cinese coinciderà quasi con il termine della lotta transvaaliana. Quali saranno gli effetti sul commercio mondiale, sulle industrie e sui prezzi di questi due fatti concomitanti, la ripresa del lavoro nelle miniere d’oro del Rand e la cessazione di una fonte di spese così grave come ora il conflitto cinese? Forse ne riparleremo un’altra volta, quando la situazione sarà meglio chiarita.