Anche il Ministero pensa alle elezioni generali?
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 19/03/1901
Anche il Ministero pensa alle elezioni generali?
«La Stampa», 19 marzo 1901
Da qualche tempo i giornali socialisti-radicali vanno consigliando al Ministero di ricorrere, allo scopo di fiaccare l’Opposizione parlamentare, al supremo rimedio dell’appello al Paese. Ancora nell’ultimo suo numero la Critica Sociale constata che la maggioranza della Camera si oppone alla democratica politica ministeriale e conclude che bisogna mutare la Maggioranza per mezzo di un appello al Paese.
Finora però l’aspirazione a nuovi generali Comizi era rimasta limitata ai partiti ed ai giornali estremi.
Ma a poco a poco l’idea si fa strada. La Provincia di Brescia, notoriamente inspirata dall’on. Zanardelli, discute in un articolo intitolato: Il nostro dovere, la situazione del Ministero di fronte alla Camera. E dopo aver riconosciuto che esso è chiamato a combattere aspre battaglie, fa rilevare che la Camera attuale non ha in sé sufficienti energie per assicurarsi vita benefica e feconda. Aggiunge che il Gabinetto «può aver trascurato di assicurarsi quella che si dice la base parlamentare, nella coscienza di avere nel Paese un sicuro e largo consenso».
E la Provincia di Brescia, se il Governo dovrà ad un certo punto interrogare il Paese, non ha la menoma paura, del responso che esso gli saprà dare.
Qui l’accenno alle elezioni generali è evidente. Forse l’accenno non implica ancora l’opinione che alle elezioni si debba venire; ma è l’indizio che l’ipotesi comincia a venire discussa.
A noi sembra che questa idea delle elezioni generali, prima ristretta ai partiti estremi, ed ora già discussa dai ministeriali, contenga un pericolo e si basi su un fondamento non vero. È pericoloso e dannoso venire a parlare di elezioni generali quando sono passati appena nove mesi dagli ultimi Comizi.
Si vuol forse piombare il Paese in un’agitazione continua ed in una febbre politica senza tregua?
L’appello al Paese, per quanto rincrescevole, si potrebbe accogliere solo quando nessun altro rimedio si potesse escogitare ai mali dell’ora presente. Orbene, sarebbe ingiusto negare che gli uomini, avversi al Ministero, siano avversi alle riforme. I maggiori di essi anzi, il Sonnino ed il Boselli, hanno ripetutamente manifestato il loro avviso favorevole alle riforme e precisamente agli sgravi sui consumi. La relazione dei Quindici prova come i germi dei progetti ministeriali si debbano rintracciare nelle proposte dell’antica Maggioranza.
La conclusione è chiara. L’appello al Paese non può fare se non il giuoco dei partiti estremi. Si accordino gli uomini di parte costituzionale, dimenticando gli antichi odii, ed uniti procedano alle riforme utili al Paese.
Sarà allora facile far senza dell’Estrema e vincere, malgrado l’Opposizione dello scarso manipolo dei reazionari ad ogni costo che esiste nella Camera.