La situazione politico-parlamentare. Quel che farà il Ministero lunedì. L’aspettativa per domani
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 02/12/1900
La situazione politico-parlamentare.
Quel che farà il Ministero lunedì. L’aspettativa per domani
«La Stampa», 2 dicembre 1900
Lunedì, come è stato annunziato, comincerà lo svolgimento delle interpellanze sulla politica del Governo; l’aspettativa è grande, più che non sia per l’importante seduta di domenica, nella quale l’on. Rubini farà l’esposizione finanziaria.
Ma il nostro Parlamento è così: s’interessa assai più alle discussioni, magari accademiche, le quali possono condurre ad una crisi ministeriale, che non ad un’esposizione finanziaria, dalla quale appare lo stato della vita economica e finanziaria della nazione. Da tutte le parti della Camera, grande è il lavorio per chiamare gli adepti che sono ancora lontani da Roma; anche il Ministero, checché si dica del desiderio dell’on. Saracco di lasciare presto la croce del potere, ha fatto telegrafare ai deputati che crede amici perché si trovino certamente presenti alla seduta di lunedì. La quale perciò si annunzia piena di elettricità e di avvenimenti.
I capi-gruppi, gli onorevoli Sonnino, Giolitti, Ferri e Sacchi, con tutta probabilità prenderanno la parola; nel caos della situazione attuale, dove tutti sono d’accordo oramai nell’abbattere il Ministero Saracco, ma tutti temono che il precipitare degli avvenimenti possa essere dannoso al proprio gruppo, è difficile dire con sicurezza quale atteggiamento prenderanno le diverse parti delle Camera di fronte al Ministero Saracco.
A caratterizzare l’incertezza della situazione basti il dire che la stessa Estrema Sinistra non è ben decisa di votare contro l’attuale Ministero, ma attende gli avvenimenti e la seduta di lunedì per prendere una risoluzione.
Lo stesso si può dire dei diversi capi-gruppi; ognuno prenderà norma e consiglio dall’ultimo momento, e cercherà volgere a proprio profitto la soluzione dell’intricata situazione parlamentare. è intendimento di parecchi parlamentari di venire ad una votazione politica sul programma del Ministero; ma però fra molti deputati indipendenti e fra i capi-parte, cui non urge l’ambizione del potere, si fa evidentemente strada una soluzione che non risolverebbe la situazione, ma la rimanderebbe a dopo le vacanze natalizie.
Parecchi deputati si preoccupano giustamente della triste impressione che riceverebbe il Paese da una crisi ministeriale scoppiata poco dopo l’apertura della Camera, quando vi sono ancora molti bilanci da votare. Poche sedute si potranno ancora tenere prima delle vacanze natalizie, e si vorrebbe che in queste, sia pure con una celerità che contrasta colla gravità dell’argomento, si addivenisse alla discussione e alla votazione dei bilanci. Tolto così il pericolo di un nuovo esercizio provvisorio, la Camera, dopo le vacanze natalizie, potrebbe, qualora lo creda, provocare anche una crisi ministeriale. I bilanci almeno sarebbero votati, e l’Amministrazione dello Stato non subirebbe più, come ora, un grave ristagno.
Questa corrente, che io oso chiamare la corrente del buon senso, comincia a farsi strada, e non è improbabile che di essa si faccia eco alla Camera un autorevole personaggio.
Il Ministero intanto approva ed accarezza questa corrente, che gli dà sicurezza di vita per un mese, e con tutta probabilità l’on. Saracco, nella stessa seduta di lunedì, dopo che avranno parlato i principali parlamentari, proporrà che la discussione sulla politica del Governo si rinvii a dopo la votazione dei bilanci, cioè a dopo le feste natalizie; si rinnoverebbe così la tattica già seguita in occasione delle interpellanze sul regicidio: si lascerebbe incominciare la discussione e poi la si rinvierebbe.
Ma naturalmente, dati gli umori battaglieri della Camera, non è possibile che questa proposta trovi, come già quella circa il rinvio delle interpellanze sul regicidio, l’unanimità della Camera. Anzi, è molto probabile che contro questa soluzione si formi alla Camera una notevole corrente contraria. In questo caso, ch’è il più probabile, l’on. Saracco metterebbe la questione di fiducia sulla proposta di rinvio della discussione.
Su questo terreno il Ministero avrebbe buon giuoco, perché parecchi deputati, pur non nutrendo soverchio entusiasmo ministeriale, non vorrebbero votare contro una proposta così equa, che nulla compromette e nello stesso tempo assicura l’approvazione dei bilanci. Posta così abilmente la questione sulla quale la Camera sarà chiamata a votare, il Ministero Saracco può ancora avere una notevole maggioranza, e non è esclusa la probabilità che una grandissima parte della Camera lo segua anche per timore di quanto può accadere dopo.
Tutto questo naturalmente non toglie che la situazione parlamentare del Ministero Saracco sia molto incerta; a Camera aperta fu facile vedere che l’on. Saracco non ha base parlamentare; i capi-gruppo lo sostengono per prepararsi la successione: un po’ di vita lunga non gli concederanno che a patto di mettersi sotto la tutela dell’uno o dell’altro, come già fece l’on. Pelloux nei suoi due Ministeri.
Ma l’on. Saracco ha troppo sentimento di dignità per parere e non essere. Perciò, come già telegrafavo fin dall’11 novembre, ritenete che una crisi ministeriale non può essere che questione di pochi giorni o di qualche settimana. L’on. Saracco ha assunto il potere alla fine dello scorso giugno, cioè non sono ancora trascorsi sei mesi. Pel parlamentarismo però è un
Governo che ha già durato troppo, e questo lo divorerà; né credo, date le attuali condizioni della Camera, che maggiori probabilità di lunga vita possa avere quel qualunque Ministero che sarà chiamato a succedergli. Così è, e così sarà sempre il Governo d’Italia finché la pubblica opinione non reagisca vigorosamente. Abbiamo già fatto troppi esperimenti, e tutti riusciti male; non credo che siamo così ricchi e così prosperi da potere permetterci il lusso di farne ancora molti altri.
Ci telegrafano da Roma, 1, ore 23,15:
Tutt’oggi i corridoi furono sempre animatissimi, e corsero, non più voci di crisi, ma altre dicerie di accordi, di attacchi, che è inutile raccogliervi, perché, in sostanza, sono tutte chiacchiere. Ho avuto parecchi colloquii con deputati delle varie parti della Camera; quelli di Sinistra protestano contro le voci messe in giro, dicono essi, dagli avversari, secondo cui la Sinistra avrebbe intenzioni assolutamente belligere contro il Ministero. Queste voci si sono accentuate dopo la presentazione della interpellanza dell’on. Giolitti.
Mi risulta però che l’onorevole deputato di Dronero non ha voluto significare colla sua interpellanza di essere passato o di voler passare apertamente all’Opposizione, ma soltanto di voler prendere viva parte alle discussioni politiche che si inizieranno nella seduta di lunedì. D’altra parte, i deputati di Destra accusano gli avversari di spargere ad arte la voce che qualche membro del Gabinetto lavori per far cedere il portafoglio degli interni all’on. Sonnino, coll’intendimento di farne a breve scadenza il vero capo del Governo.
Queste dicerie ed accuse reciproche sono una riprova di quanto vi telegrafai un’ora fa: essere, cioè, tutte le frazioni della Camera completamente disorientate di fronte al Ministero.
Stasera, sul tardi, ho avuto occasione di parlare con una persona che avvicina molto l’attuale presidente del Consiglio, la quale mi assicurò che l’on. Saracco è sempre sicuro della situazione, e non è disposto a fare da comodino a nessuno, e che ha la ferma fiducia di ottenere ancora la maggioranza.
Conchiudendo, vi confermo ciò che già vi telegrafai nei miei commenti quotidiani sulla situazione: la possibilità che il dibattito delle interpellanze, il quale durerà probabilmente lunedì e martedì, debba chiudersi senza un vero e decisivo voto politico. Ebbene, dai discorsi fattimi oggi da parti autorevoli e disparate, mi convinsi più che mai che quella eventualità non è improbabile, e, cioè: o non vi sarà un voto con netto significato politico, o il Ministero, dopo i discorsi e i controdiscorsi, dopo le domande e gli schiarimenti, dopo i suggerimenti e le promesse, troverà consenziente con lui una grande maggioranze della Camera.