La perequazione nei prezzi di viaggio sulle ferrovie
Tipologia: Paragrafo/Articolo – Data pubblicazione: 19/09/1923
La perequazione nei prezzi di viaggio sulle ferrovie
«Corriere della Sera», 19 settembre 1923
Cronache economiche e politiche di un trentennio (1893-1925), vol.VII, Einaudi, Torino, 1963, pp. 355-356
Riproducendo i dati contenuti in un discorso al senato dell’on. Riccardo Bianchi si faceva notare qui che, confrontando le tariffe del 1912-1913 con quelle del 1920-1921, il prezzo dei viaggi di prima classe era in media aumentato da 1 a 4,25; quello dei viaggi in seconda classe da 1 a 3,19; e quello dei viaggi di terza classe da 1 a 2,56. Queste cifre si riferivano ad epoche diverse da quelle di cui fu cenno nei comunicati governativi, i quali dettero ragione del recente aumento di prezzo dei viaggi ferroviari, e secondo cui, lasciando invariati i prezzi attuali dei biglietti di prima classe, aumentando di poco i biglietti di seconda e un po’ più i biglietti di terza, le tre categorie verrebbero portate a 2,20 – in confronto alla base 1 – le tariffe di prima e di seconda ed a 2,10, sempre in confronto ad 1, le tariffe di terza. L’impressione di molti viaggiatori è che le tariffe siano, in confronto dell’ante guerra, aumentate di più che da 1 a 2,20 od a 2,10, anche senza tener conto dell’odierno aumento. Probabilmente, trattasi di modi diversi di calcolare la base o punto di partenza; e sarebbe perciò assai utile che fosse pubblicato un raffronto ufficiale dei prezzi netti pagati, successivamente, dal 1912-1913 ad oggi, a seconda delle diverse specie di biglietti, ordinari, ridotti, d’abbonamento, ecc., per viaggiatori e delle tariffe di merce. Sarebbe così possibile farsi un’idea precisa dell’effettivo inasprimento verificatosi nel costo, per gli utenti, del servizio ferroviario. Questa richiesta di chiarimenti è fatta tanto più volentieri, in quanto approvo in tutto il concetto osservato dal commissario straordinario delle ferrovie e ritengo sarebbe utilissimo poter rispondere, con dati precisi, alle obbiezioni, già pervenute, di quei viaggiatori i quali affermano ingiusto ogni aumento, perché essi già pagano quattro o cinque volte il prezzo dell’ante guerra.
Bene osserva il commissario straordinario essere stato necessario lasciare invariate le tariffe della prima classe, ed aumentare sovratutto le tariffe della terza, per ovviare al danno dello sclassamento dei viaggiatori. Quanto, grave fosse questo danno è provato dalle cifre seguenti che estraggo ancora dal discorso Bianchi e che confrontano tra loro gli anni 1912-13 e 1920-21.
Viaggiatori di 1ª classe | diminuzione | 20% |
Viaggiatori di 2ª classe | aumento | 9% |
Viaggiatori di 3ª classe | aumento | 120% |
Se si avessero le cifre del 1922-1923 il fenomeno risulterebbe forse accentuato. È accaduto che aumentarono bensì i prezzi di tutte le classi; ma, essendo aumentati più i prezzi di prima che quelli di seconda e questi assai più di quelli di terza, molti viaggiatori di prima passarono alla seconda e moltissimi di seconda si riversarono sulle terze. Lo sclassamento è naturale dal punto di vista dei viaggiatori; ma è dannoso alle ferrovie, in quanto elimina in parte quei benefici risultati che esse si attendevano dagli inasprimenti dei prezzi; risultati, notisi bene, non voluti per lucrare, ma necessari per diminuire l’enorme disavanzo del bilancio ferroviario. Ed il danno è grave, non solo per il mancato introito, ma anche per la meno buona utilizzazione delle carrozze di prima e di seconda classe, le quali non di rado e su certe linee viaggiano semivuote. Il provvedimento del governo, riuscendo a ristabilire una certa parità negli aumenti fra le tre classi, diminuisce lo stimolo a riversarsi nelle tre classi. Sono altresì approvabili le norme le quali ristabiliscono alcune antiche agevolezze, come quelle dei biglietti di andata e ritorno. Era stata buona cosa sopprimerli quando lo stato, durante la guerra, aveva bisogno di impedire al pubblico di viaggiare; ma, a condizioni normali ristabilite, scopo dell’azienda ferroviaria deve essere quello di agevolare, pur di non perdere, al massimo i viaggi.